la Winifred che è in me

Tra le varie identità che riconosco popolarmi, ogni tanto mi pare proprio di sentire la voce di Winifred Banks. La ricordate la bionda suffragetta, che come merito principale aveva quello di avere assunto come istitutrice per i propri figli l’inarrivabile Mary Poppins? Ecco, lei.

La Winifred che è in me palesa i suoi rigurgiti femministi nei luoghi e nelle situazioni più disparate.

Quando partecipo a delle sessioni di laurea e, nel momento in cui si schiera la commissione, realizzo che ci sono due donne su quattordici membri. Se poi una delle due dice all’altra “Dai, mettiamoci una alla destra e l’altra alla sinistra del presidente” sento Winifred che scalpita: “Bella idea del piffero (la Winifred è una gran signora, anche se arrabbiata non cede mai al turpiloquio, ndr), non sei mica una valletta accademica, al massimo sei una miracolata che è riuscita a infilarsi nelle maglie del sistema senza possedere il preziosissimo cromosoma Y, incontrovertibilmente portatore di geni di maggiore adattabilità alla carriera universitaria“.

Quando leggo gli annunci funebri e la tal dei tali è sempre “in” di qualcuno o “ved.” di talaltro. Se il defunto è un lui, invece no. Winifred sbraita a gran voce: “Ah sì? La moglie appartiene cognomicamente sempre a un marito e invece il marito basterebbe a se stesso? Ma fatemi il piacere!”. E poi hai voglia a calmarla, la Winifred.

Quando la sofisticata vicina di casa del mare elogia le doti di mio marito, andando in brodo di giuggiole nell’ammirare la sua assoluta maestria nell’arte sublime dello scuotere la tovaglia.”Sì e allora noi (che- si capisce- io per la Winifred siamo “noi”, ndr) siamo le Capitan America della doppia lavatrice carpiata, le campionesse olimpiche dello stendino libero, le Pulitzer del pannolone, tzè”.

Quando vedo una gigantesca D’Urso che mi sorride dalla réclame del bus dietro cui sono in coda in auto e mi ritrovo a pensare “va questa qui: a quasi sessant’anni che tette sode si ritrova, e manco un accenno di ala di pipistrello sulle braccia; dovrei tenermi di più pure io”, ecco che la Winifred comincia a ululare selvaggiamente: “Ma fatti furba, leggiti Guerra e Pace, pensa ad assomigliare alla Munro piuttosto che a questa qui!”. E la sento, la Winifred, che vorrebbe mollarle un ceffone alla povera D’Urso, se potesse.

Tutte quel milione di volte che qualcuno scandisce la seguente domanda: “E ora tentiamo per il maschietto?”, sento la cara Winifred che scrocchia le nocchie per sferrare un gancio disarticola-mandibole in direzione del malcapitato, che ha la sola colpa di continuare a portare a spasso negli anni Duemila un’idea che avrebbe già dovuto essere ghigliottinata a fine Settecento.

Quando ho ricevuto l’agognata proposta di matrimonio dal mio attuale consorte. Onde di incredulità, entusiasmo, felicità si alternavano alla voce di Winifred che sgallinava stizzita: “Ecco, tu gliel’hai buttata lì, l’idea di sposarvi, almeno 92 volte e, ora, per una volta che lo propone lui è l’unica che vale? Da quand’è che la sua opinione vale 92 delle tue?”. Winifred, taci e fammi dire di sì prima che (lui) cambi idea.

Loviù, Winifred.

21 pensieri su “la Winifred che è in me

  1. quando qualcuno mi dice che con il marito ho fatto un affare perchè gli piace cucinare (lo fa bene e lo fa anche quando non ha voglia) e perchè è molto bravo con le bimbe… io penso a quanto mi sopporta e dico che si, sono molto fortunata. loro pensano a dei motivi, io ad altri, ma evito di specificare.

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  2. Tipico.
    Anche io ho proposto di convolare in giuste nozze milioni di volte, ma nada de nada.
    Poi quando si è decisa la mia AgroDolceMetà allora è stata quella vera, la seria, la “buona la prima”.
    Beh a quel punto mi è passata la voglia, grazie alla Winifred che c’è anche in me evidentemente.
    Come è finita?
    Che ci siamo sposati, ovviooooo! Mica me lo facevo ripetere due volte 😉

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