Disgustose prospettive

Mademoiselle C e Signorina A sono sempre state piccoline. Dovessi rendere poetica la mia prosa direi che son fatte di minuta porcellana.
Quando sono nate avevano entrambe raggiunto due onorevolissimi chili e mezzo, tanto da risparmiarsi una sosta in incubatrice. Ma, mentre altri gemelli che conosco che come loro sono nati zippati, una volta guadagnatosi uno spazio autonomo fuori utero si sono decompressi, loro hanno sempre fatto viaggiare peso e altezza intorno al decimo percentile della popolazione dei loro pari età. La cosa che sorprende tutti e anche me è che crescono di pari passo, pur essendo eterozigoti. Geneticamente sono false gemelle, ma crescono con un ritmo perfettamente armonico.

Un po’ per la loro naturale minuteria, un po’ perché sono nate alla fine dell’anno, sono tra le più basse delle loro classi.

La loro delicata acerbezza, specie se misurata a quella dei compagni, si estende ad altri campi dell’esistenza.

L’altro giorno, una graziosa amichetta di Mademoiselle C, che la sovrasta in statura dell’intera testa, le mostrava di sottecchi uno di quei libri per ragazzine, che narrano dei primi tumulti dei cuori delle preadolescenti. Col giovane indice teneva il segno su una pagina precisa del libro semichiuso, riparandolo dagli indiscreti occhi degli adulti. Poi si avvicinava furtivamente a Mademoiselle C per mostrarle con circospezione la pagina in questione, e le sussurrava all’orecchio, con aria sognante: “Guarda, quando sarai grande lo farai anche tu”.

Mademoiselle C guardava inorridita.

Poi è venuta da me e mi ha mostrato con vivo disgusto la terrificante figura: due ragazzini che si baciano.

– Mamma, vero che, se decido che non mi piacciono, posso scegliere di non farle queste robe qua?-

Baci / stampa

12 pensieri su “Disgustose prospettive

  1. Io, a quell’età, ero in orfanotrofio, dalle suore, “certe cose” non potevamo, non dico parlarne, ma nemmeno pensarle e se dicevi “bacio” ti arrivava un ceffone come minimo…..la pruderie preadolescenziale era al di là della nostra immaginazione.

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