Spesso a un genitore viene chiesto com’è suo figlio. Qualche volta la domanda viene semplificata e rivolta persino al bambino stesso “Sei buono?” “Sei un po’ monellino?“.
Personalmente non so mai come rispondere, specie quando la domanda mi viene rivolta relativamente alla diversità caratteriale tra Signorina A e Mademoiselle C, che sono gemelle.
“Chi è la più tranquilla? Chi la più spigliata? Chi la più intelligente?” mi si chiede da più parti.
Francamente, non lo so.
Talvolta questo non saper fornire attributi netti per descrivere il carattere delle mie bambine mi fa sentire una cattiva osservatrice, mi fa nascere il sospetto sotterraneo di non essere esattamente all’altezza.
Questa sensazione sgradevole mi passa, però, quando nel lavello tra i piatti e le pentole mi ritrovo a lavare un barattolo di vetro apparentemente innocuo, ma che reca un’insidiosa etichetta sulla sua superficie esterna. Questi maledetti foglietti illustrativi vengono appiccicati sui barattoli con una diabolica colla, che viene via solo dopo diverse ore di ammollo e al prezzo di centinaia di colpi di paglietta. Difficilissimo staccare un’etichetta da un barattolo di vetro. Assai più impegnativo, se possibile, scrollarsi di dosso una caratteristica caratteriale.
Dio solo sa quanto ciascuno di noi abbia desiderato con tutte le forze di smettere di essere in un qualche diavolo di modo che qualcun altro aveva deciso per lui. Timido, secchione, seduttore, logorroico, bugiardo, silenzioso, fancazzista. Ognuno ha la sua personale gamma di etichette da scollarsi di dosso con fatica. Come se uno non potesse davvero essere abbastanza creativo da permettersi di essere cose diverse allo stesso tempo o – magari- concedersi il lusso di cambiare, di evolvere.
Penso sia una buona idea usare le etichette per i barattoli delle spezie, che non sai mai se il giallino è della curcuma o del curry; per le marmellate, per esser certi di finire quelle dell’anno scorso prima di cominciare quelle di quest’estate; per lo zucchero e il sale fino, che il caffé salato non è mai un granché.
Cercare di non appiccicarne alle persone che ci stanno intorno, invece, mi sembra un segno di sana solidarietà umana.
e anche un atto di fiducia nei confronti degli uomini e nella loro capacità di cambiare…grazie per la riflessione.
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giustissimo
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Posso darti un “consiglio della nonna?” le etichette dai barattoli si staccano con più facilità se anziché l’acqua e la paglietta utilizziamo il phon…
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grazie Marta, ci proverò di sicuro!
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Etichettare gli esseri viventi è per me segno di chiusura mentale, è volontà di ingabbiare, controllare e frustrare. Viva ogni giorno nuovo con il suo bagaglio di esperienza che ci fa cambiare e trasformare ❤️
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E viva pure tutte quelle persone che senza paura ci osservano cambiare ❤️
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parole sante Ramocchia 🙂
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Amare qualcuno incondizionatamente per quel che è. Punto. 😉
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riuscirci è la migliore delle imprese
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Il rischio poi è che nelle etichette ci sia anche la data di scadenza!
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ahahahah, vero!
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Sfondi una porta aperta. Secondo me, però, a volte ci sono anche etichette ‘subliminali’, date in modo poco chiaro ma lasciate intendere con insistenza. E alla fine ti leggi così, con quella definizione che ti hanno messo addosso come un’aura. Magari senza accorgersi.
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sì, sì, quelle sono le peggiori
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E perchè poi i bambini debbano essere categorizzati solo come “buoni” (che vuol dire che mediamente non rompono le scatole agli adulti) o come “monelli” (che rompono le scatole)? Come nella profezia che si autoavvera, chi è etichettato finisce per assomigliare all’etichetta. Io vorrei che la gente chiedesse cose come “qual’è il suo gioco preferito? E il suo colore preferito? Che favola adora leggere?”…roba così, insomma.
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buona idea…accetto il consiglio (per quelle situazioni in cui la gente sono io)
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Chi non cambia mai non mi piace. Le etichette sono difficili da staccare dai barattoli, ma quando te le appiccicano addosso.. ancor di più!
Ps geniale la trovata del phon… proverò.
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non vedo l’ora di avere un barattolo da lavare!
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Gran bello spunto 🙂
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ti ringrazio 🙂
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Mi piace sempre quello che scrivi e come lo scrivi, ma questa volta un po’ di più! E’ periodo di riflessioni proprio sulle etichette e il tuo post giunge a pennello 😉 Bellissimo, grazie!
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grazie superMargherita, un abbraccio!
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I tuoi post all’apparenza così semplici, portano tanta verità! Sei una semplificatrice di pensieri – senza etichetta però!
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che bel complimento che mi hai fatto, Delia, grazie davverissimo!
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