La cruda onestà che ci meritiamo

C’è questa cosa bellissima di Signorina A e Mademoiselle C che sprizzano felicità da ogni poro quando trovano casualmente un fiore per terra, già reciso dal vento o da qualche sconosciuto becco o rostro o mano, ma che versa ancora in buone condizioni. Lo raccolgono gioiose e me ne fanno omaggio.

– Per te, mamma, era già staccato- precisano.

Già, perché noi adulti insegniamo ai bambini che i fiori non si strappano dai prati per ricavarne un piacere effimero. Se ne rispetta la loro individualità. Si insegna così ai piccoli che la vita va rispettata in quanto tale, in ogni sua forma. Il ragno approdato incautamente in casa si accompagna gentilmente fuori con l’ausilio di un foglio su cui traghettarlo senza entrare in contatto con le sue zampe. La mosca che tira testate sul vetro si incoraggia alla libertà aprendo la finestra. Le foglie degli alberi non si staccano per non procurar loro fastidio. E così via.

Crescendo abbassiamo quell’asticella di rispetto e deferenza sotto cui, da bambini, mettiamo tutti gli esseri viventi, ma anche un po’ i presunti tali, dato che la vita noi da piccoli ce la vediamo anche negli occhi dei coniglietti di pezza, nelle curve di plastica delle Barbie, nei sassi in riva al mare, nel suono torvo del temporale.

Poco alla volta escludiamo dalla vita che va rispettata una serie di individui, attribuendo categorie alla vita stessa in maniera un po’ arbitraria: serie A, B, C, LegaPro, dilettanti, piedi a banana, inetti assoluti. Cominciano ad apparirci di secondaria importanza le vite dei moscerini della frutta, delle rose dei fiorai, del mais da pop-corn. E poi è un attimo che – hop- l’asticella si abbassi ancora un pochino e, via via si ripercorra la catena trofica a ritroso, fino ad arrivare qualche volta all’uomo. Noi grandi siamo orribilmente capaci di togliere importanza anche all’esistenza di consimili, ma questa è tutta un’altra storia.

Potessero, i bambini, applicare alle nostre esistenze lo stesso metro che noi ci teniamo ad impartire alla loro educazione, sarebbe un continuo rinfacciarci la nostra incoerenza.

Per tutti i pesci (e affini) che ho inghiottito nella mia vita (epico – a tal proposito- questo recente siparietto: Signorina A torna a casa da scuola annunciando il prossimo lunedì di vacanza.
-Mamma- mi spiega- è perché dovete andare a votare per non buttare il petrolio in mare e uccidere tutti i pesci.
Nel frattempo arriva Mademoiselle C e subito si accalora e comincia un’appassionata invettiva.
-Mamma- dice tutto d’un fiato- non capisco proprio perché dobbiamo uccidere questi poveri pesci visto che loro non ci fanno niente di male. Non si uccidono le creature indifese!-
– Eh, hai ragione, Mademoiselle C- le dico- allora però non dobbiamo nemmeno più mangiarli, questi poveri pesci-
– Che c’entra, mamma, quelli mica li uccidono, quelli si trovano già morti al mercato, tanto vale mangiarli-)

Per tutte le piante da appartamento che ho maldestramente condotto a orribile morte (da anni ho una hoya in ufficio; mi segue in tutti i miei traslochi e passaggi di stanza
sono anni che la maltratto e, da proverbiale agronoma, dimentico di curarla, di fornirle il poco necessario a vivere. E lei che fa? Proprio al culmine delle sevizie, quando sono settimane che dimentico di adacquarla, raggrinzisce le foglie, come a chiamare a raccolta tutte le sue forze, e mi regala i suoi meravigliosi fiori di cera. Ora, lo so che è un meccanismo biologico che preveder di investire sulla riproduzione e la formazione di organi che garantiscano il mantenimento della specie, proprio quando la vita del singolo è messa in pericolo, eccetera eccetera. Come quando noi gettiamo il cuore oltre l’ostacolo, lei, la mia hoya, getta i semi oltre il suo secco vaso. Però, ci tengo, cara hoya a dirti che no, non me li merito proprio i tuoi fiori di cera e, nel vederli, ogni volta è la stessa storia, mi sento un agronomo dal pollice marrone, il peggiore dei padroni che ti potesse capitare)

Per tutti i pioppi che ho concorso ad abbattere con questa storia che non leggo sull’e-reader

Per tutte le zanzare seccate con l’ausilio di una racchetta elettrica a bassa tensione

Per tutti i lombrichi mozzati involontariamente a metà mentre campiono il suolo per lavoro

La lista è lunga.

Poi uno dice che soffre della cruda onestà con cui i bambini ci guardano, che si trasforma in onesta crudeltà quando diventano adolescenti. Direi che è il minimo che ci meritiamo, razza di incoerenti che altro non siamo.

 

28 pensieri su “La cruda onestà che ci meritiamo

    1. un’idea generale che non applichiamo certo letteralmente, autoapplicandoci delle pachidermiche deroghe…non so se sia vero/falso/comodo, so solo che ogni tanto ci sta di fermarsi a pensarci su, almeno un pochino

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  1. Le tue figlie mi fanno morire dal ridere… sono da Zelig!! Forse si tende a raccontare quelle cose semplicemente per preservare la loro innocenza il più a lungo possibile… tanto poi “quell’asticella” la abbaseranno loro quando saranno più grandi.

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    1. ma infatti il problema non è desiderare lo sterminio di una specie animale, ma corredare questo desiderio di pipponi vegani (invece io di menti da deviare ne ho tre e ogni tanto temo siano per questo in estremo pericolo…)

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      1. Siamo invasi dalle formiche e la principessa con cui condivido i miei discutibili giorni, e che pure non è più una tenera bambina – si preoccupa di pinzarle una per una, delicatamente tra indice e pollice, per poi liberarle fuori, sul davanzale.
        «I passeri ringraziano» commento per ogni formica liberata.

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  2. la storia della hoya mi ha fatto venire in mente una poesia di una raccolta, credo si intitolasse “sotto il vulcano”. Solo per dire che il meccanismo funziona anche negli esseri umani, e c’entra poco col cuore oltre gli ostacoli.
    Per il resto posso solo commentare che non saprei più vivere senza ebook

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      1. Era una poesia beat, credo di Malcolm Lowry, sullo stesso tema del suo omonimo romanzo (“Sotto il vulcano”).
        Suggeriva che durante l’eruzione del vulcano si verificava uno strano gioco di parole che portava all’erezione, e poi tutti si accoppiavano con foga, per sfuggire inconsciamente alla morte imminente

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  3. Sono quasi certa che quando arriverai alla onesta crudeltà dell’adolescenza, ti sentirai un po’ meno incoerente e in parte ritratterai…
    L’episodio dei pesci è magnifico, le tue figliole sono deliziosamente spassose!

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  4. Penso che questa cose si insegnino proprio perché un domani da adulti ci si possa ricordare di queste cose, anche se nel frattempo siamo diventati meno attenti.. e correggere il tiro, almeno per quanto possibile.

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  5. Adoro come insegni ai tuoi figli il rispetto della vita, ogni forma di vita. Io devo combattere con mia madre, che vuole ammazzare qualsiasi cosa che strisci o voli, abbia più di due zampe e sia più piccola di un gatto. E ti dirò…mi danno fastidio anche i bambini che inseguono i piccioni. Sono grave, dottore?;)

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