Pillole di Erod’Aria

“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”, recita un celebre adagio attribuito a Confucio.
Un concetto universale, certamente, che, tuttavia ci evoca professioni appassionanti e dense di successo e soddisfazioni. Potrebbe valere per Mick Jagger, tipo, o per Chrstiaan Barnard, Charles Schulz, Cristiano Ronaldo e pochi altri. Sotto sotto, però, può valere anche per molto altro. Figurarsi che vale anche per me che mi alzo la mattina per studiare le emissioni di gas serra dagli ecosistemi agrari. Per misurare le puzzette del suolo, dicono i più simpatici tra i miei detrattori.

Quando ho scelto il nome al blog, nella più totale incoscienza, non sapevo che conteneva come uno scrigno molto più di quanto riuscissi a immaginare in quel momento. Ero Daria, certo. Ma anche E-Rodari-A a ospitare tentativi di filastrocche. Contiene, poi, il verbo essere coniugato all’imperfetto, perfetto descrittore della mia imperfezione.

E ora salta fuori pure Erod’Aria, a contenere scampoli del mio mondo lavorativo. L’aria è quel che studio.

Quello con cui ho a che fare giornalmente è, tra gli altri, il gas che ci serve per cucinare. Sì, proprio lui, il signor Metano.

Il signor Metano, che io misuro in risaia, ché di risaie è veramente pieno il mondo e anche un po’ il Piemonte, a differenza di quello che si pensa comunemente non ha nessun odore. Non evocatelo quando rilasciate i vostri miasmi intestinali, lì è tutta colpa dei solfuri.

Il signor Metano è oltre 25 volte più potente dell’anidride carbonica a tener calda la nostra aria (chiamiamola bassa troposfera, quest’aria che abitiamo), ma per fortuna ce n’è molto meno in giro. La chicca che proprio pochissimi sanno è che il Metano l’ha scoperto Alessandro Volta bighellonando in barca per le paludi e vedendo risalire nell’acqua bollicine d’aria quando, probabilmente un po’ annoiato, smuoveva con un bastone il fondo melmoso. Credo se ne sia preso una qualche bottiglietta e l’abbia portato a casa per studiarlo un po’. A  un certo punto deve aver realizzato che poteva prender fuoco. Lo ha chiamato aria infiammabile ed è ancora così che io ogni sera la uso per cuocere la pasta.

Col signor Metano, chi la fa da padrone al mondo sono i vulcani. Basta che ne erutti uno e la concentrazione in atmosfera balza su come la Juventus alla quinta giornata di campionato. Ma tanto fa anche tutta la banda dei microorganismi del suolo, silenziosi e microscopici eserciti di esserini che gozzovigliano sotto ai nostri piedi. Mangiano carboidrati senza paura di ingrassare e rilasciano Metano in pubblico senza nessun imbarazzo. Fortuna che ci sono degli altri microorganismi che, de gustibus, si ingozzano di quel metano e lo fanno sparire. Insomma io mi occupo di vedere cosa fanno questi qui, come farglielo fare il meno o il più possibile con gli strumenti a disposizione.

E qualche volta, giuro, mi sembra proprio di non lavorare.

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7 pensieri su “Pillole di Erod’Aria

  1. Bravissima, ti ho letto neanche fosse una fiaba per un bimbo. Argomento interessante, prima cosa. E per ultimo non ultimo, hai spiegato divinamente da far amare una materia da cui, almeno io, sono pronto a scappare a quattro gambe.

    Nota: una versione che pure sono già mica poche, che non hai contemplato: Erode d’aria (Erode, quello che… mangiava i bambini), con l’elisione, le voilà, ecco un brillante: Erod’aria.

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