Faccio outing: io un po’ studiavo, anzi studiavo piuttosto parecchio.

Negli anni dell’adolescenza ho investito un’esorbitante quantità di energia per non essere chiamata secchiona. Tipo che potrebbe essere questo il motivo della mia magrezza di allora: era lì che incanalavo gran parte delle calorie ingurgitate.

Non posso dire di essere stata bullizzata per via dei miei risultati scolastici, questo no. La forma di bullismo che ho subito nel triennio delle medie era decisamente più sottile e aveva a che fare con sentimenti un po’ più articolati del banale scherno.

C’erano due coetanee, che sono certa ora siano delle ottime persone, che sottolineavano a più riprese di come l’andamento dei miei voti non fosse dovuto a meriti personali quanto a diritti acquisiti. In pratica difendevano un’interessante tesi secondo la quale gli insegnanti (e in particolare quelli delle scuole medie) mi riservassero un trattamento di riguardo, in quanto cadetta di un fratello che aveva frequentato la medesima sezione.

Il problema per me non era tanto che le due ragazzine minimizzassero le mie capacità, rubricandole a favore familiare, quanto che mi sfottessero davanti a coetanei, negozianti, bidelli, cani di piccola taglia. Una specie di piccola, ma anche sgradevole, persecuzione. Ci fu una volta che il siparietto ebbe luogo dal macellaio, mentre tutte e tre attendevamo il nostro turno per portare a termine la spesa affidataci dalle mamme. Il garzone del macellaio prese le mie parti, sgridandole davanti a tutti. Fu un unico trionfo in mezzo a una miriade di vessazioni, che per fortuna finirono quando le nostre strade si divisero al momento di iscriversi alle scuole superiori.

Fu una liberazione, certo, ma di lì in poi cominciai a cesellare una minuziosa immagine di me che mi permettesse da un lato di dare sfogo al mio senso del dovere e alle mie insicurezze attraverso dei buoni voti e dall’altro non mi procurasse l’odiosa etichetta di secchiona. Non avrei potuto sopportare di essere secchiona in un liceo di alternativi (così ci chiamavamo negli anni Novanta “noi” emuli di Cobain, dai capelli mai perfettamente puliti, i pantaloni a zampa con gli orli sbrindellati e un tascapane che pendeva ad altezza ginocchio).

Devo dire di aver lavorato discretamente bene, alla fine i miei coetanei m’han sempre accordato il ruolo di quella intelligente che capisce le cose e poi a casa non le resta che la necessità di una fugace rilettura.

E invece no, lo devo dire: io studiavo. C’erano dei pomeriggi che studiavo per tipo sei ore di fila. Io non ero intelligente nel senso di geniale, io ero proprio secchiona. Secchiona seria. Secchiona di brutto.

Spero che la faccenda non intacchi retroattivamente la vostra (miei coetanei di allora, che sarete tutti diventati delle ottime persone, pure voi) idea di me. Io provo per quella me una grande tenerezza, mi abbraccio e mi dico che mi difenderei allo stesso modo, mi ridipingerei tratti cento volte uguali.

Essere adolescenti è stata una gran fatica, eppure quando le mie bimbe, inventando ruoli e situazioni, mi chiedono “tu nel gioco quanti anni avevi?” – ché nell’immaginazione si usa  sempre l’imperfetto- io continuo invariabilmente a rispondere “diciassette“.

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7 pensieri su “Faccio outing: io un po’ studiavo, anzi studiavo piuttosto parecchio.

  1. Un po’ di tempo fa, durante le vacanze, parlavo con un’amica delle medie di un’altra ragazza parecchio cattivella che era nostra compagna comune a scuola. Questa andava in giro dicendo che la mia amica prendeva buoni voti solo perché la madre era insegnante (alle elementari) e quindi la figlia era raccomandata. Lei ha sofferto moltissimo per questa cosa e io non ho mai pensato che questa terza persona fosse cattiva, fin quando non me la sono ritrovata all’università, nella stessa casa e ho capito che è una stro…
    Sproloquio a parte, queste si meritavano una testata nei denti come avrei dovuto fare con questa, l’ho fatto ora, qualcuno lo farà a loro, tranquilla u.u

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  2. Sto per finire il liceo e devo dire che in certi casi anch’io ho lottato per non essere la secchiona… non studio tanto, anzi, tendo a fare il minimo indispensabile, ma ricordo le cose e a volte nemmeno le dico, me ne pento un secondo dopo quando vedo le facce dei professori 😅

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  3. Che coincidenza, abbiamo un’adolescenza scolastica simile. Io per fortuna non ho subito persecuzioni, ma mi ero accorta (tardi) che quasi tutta la classe parlava male di me alle spalle perché…avevo una cugina che viveva in Australia e questo mi rendeva la preferita della prof di inglese: incoerenze pre-adolescenziali, però dolorose. Al liceo è stato più facile, studiavo molto perché mi piaceva sul serio. Però ero orgogliosa di essere la non-secchiona ma con bei voti 🙂

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  4. Leggendo la descrizione della te stessa di allora, mi sembra quasi di averti di fronte a me. Anche io lattaco per non passare da “secchiona”, pur volendo prendere buoni voti ed amando moltissimo studiare. Mi salvava, forse, la mia vena critica, che riusciva a farmi entrare in conflitto aperto con alcuni professori e ciò mi riscattava agli occhi degli altri (anche se non era quello il mio scopo). Pensa che il primo anno di liceo presi 10 in condotta e mio fratello, tre anni avanti nello stesso liceo, mi fece una scenata perché una sorella così “gli rovinava la reputazione”, come se fosse stato un marchio, anziché motivo di lode. Mi impegnai per disturbare un po’ in classe affinché non succedesse più, tutto pur di non essere additata come la secchiona sfigata. Che brutto periodo l’adolescenza! Capisco perciò le tue “strategie”

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  5. Leggendo la descrizione della te stessa di allora, mi sembra quasi di averti di fronte a me. Anche io lattaco per non passare da “secchiona”, pur volendo prendere buoni voti ed amando moltissimo studiare. Mi salvava, forse, la mia vena critica, che riusciva a farmi entrare in conflitto aperto con alcuni professori e ciò mi riscattava agli occhi degli altri (anche se non era quello il mio scopo). Pensa che il primo anno di liceo presi 10 in condotta e mio fratello, tre anni avanti nello stesso liceo, mi fece una scenata perché una sorella così “gli rovinava la reputazione”, come se fosse stato un marchio, anziché motivo di lode. Mi impegnai per disturbare un po’ in classe affinché non succedesse più, tutto pur di non essere additata come la secchiona sfigata. Che brutto periodo l’adolescenza!Quindi credo di capire la tua “strategia”

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