Campi di carciofi in fiore

Anni fa nel centro sperimentale dove seguo alcune prove, altri ricercatori avevano messo a punto una sperimentazione sul carciofo. Dopo che finì e furono raccolte le porzioni di biomassa necessarie allo studio, quel che restava della coltura rimase sul campo per alcune settimane.
Lo spettacolo che una mattina improvvisamente si stagliò davanti ai miei occhi  fu inatteso e meraviglioso.

Quel che restava di quel campo era fiorito.

I carciofi, ortaggi deliziosi di cui solitamente consumiamo le brattee dell’infiorescenza prima che arrivino a fioritura, non brillano certo per la loro bellezza. Hanno eccellenti proprietà nutritive ed erboristiche, però pungono e, in generale, hanno un aspetto sgraziato.

Ma se li lasciamo fiorire, santo cielo, se solo concediamo alla natura di andare avanti per la sua strada, saremo davvero sbalorditi e ammirati dalla bellezza dei fiori. Le corolle paiono fuochi d’artificio di un colore tra il pervinca e il blu di Persia (non di Prussia!), delicate anemoni di mare che danzano dietro allo sfrecciare delle auto sulla statale (il centro sperimentale non è per nulla poetico, ndr).

Una volta che l’ho visto – ed è stato davvero quella volta sola- ho cominciato a pensare alla metafora che nascondeva. Alla bellezza che si può dischiudere se superiamo i limiti convenzionalmente imposti; se rinunciamo ad un’insalatina cruda di carciofi e scaglie di parmigiano in favore di uno spettacolo poco convenzionale ma davvero emozionante.

L’altra cosa che ho fatto e cominciare a chiedermi cosa fosse per me il campo di carciofi in fiore, quel traguardo inatteso e meraviglioso che sta sia oltre alle spine sia alla deliziosa insalatina con le scaglie di parmigiano. Cos’è nella mia vita quella cosa che, oltrepassato il dolore e il piacere, vale la pena realmente di ammirare?

A costo di attirarmi dei sonori vaffanculi, ho scoperto da poco che forse quella cosa è lo scrivere storie. Storie degli altri, in cui io non ci sia. 

Una recentissima epifania* mi ha fatto prendere piena coscienza della mia mancanza di strumenti e disciplina nel farlo. Mi ha fatto capire pienamente, in un freddo ma per certi versi ristoratore bagno di verità e di umiltà, che ancora non so farlo. Che son spine, per ora son spine. Non è un campo di carciofi mammole, oh no che non lo è: questo è un campo di carciofi killer.

Quel che ho scoperto è che l’insalatina di carciofi crudi continua a piacermi. Continuerò a coltivare carciofi proprio a quello scopo. Non credo smetterò di scrivere post in cui parlo di me, qui. Però una parte del campo la voglio proprio far fiorire di viola di Persia, con tutto il cuore e con tutti gli strumenti che pian piano, con calma, disciplina e dedizione, vedrò di affilare. Oltre le spine, oltre l’insalatina.

(*per chi si chiede se sia necessario fare corsi di scrittura: forse non avete mai sentito parlare Elena Varvello. Dopo qualche lezione sua, credo non ci siano dubbi sulla risposta.)

35 pensieri su “Campi di carciofi in fiore

  1. Io un corso di scrittura l’ho seguito (lasciamo stare che poi non scrivo) e sono d’accordissimo: si esce dalle scuole (università umanistiche comprese!) senza avere idea di cosa significhi scrivere.
    E scrivere storie è un esercizio incredibile: è come creare un mondo, e ti immerge in situazioni da cui non si può uscire senza esserne trasformati (almeno, per me).

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  2. Credo che la scrittura sia davvero un lavoro di dedizione certosina. Per me è la calma, la capacità di attendere. Per quanto riguarda la bellezza, i carciofi sono un po’
    come noi, hanno bisogno del loro tempo per fiorire. Penny

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  3. Le storie degli altri, sì. Solo che non tutti hanno il buon destino di incontrare un campo di carciofi in fiore. Non so se dire ahimè o per fortuna. Di certo, il 99,99 dei blog sparirebbe e, anche qui, non se dire ahimè o grazie al cielo.
    D’accordo con te, concedimi solo un attimo di perplessità sull’ultima frase tra parentesi, intendo su un fattivo contributo di quel pur magnifico corso.

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  4. Insalatina di carciofi e coltivazione di carciofi, mi sembra un’ottima strada. Mi sembra che tu abbia messo a fuoco ciò che vuoi Chiara, ti pare poco? sono una grande procastinatrice, ma il prossimo corso con la Varvello non voglio perdermelo, è bastata una pillola a dischiudere un mondo 😉 un abbraccio amica cara!

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  5. Epifania mi fa pensare al mio prof d’inglese che ne parlava riguardo Joyce… C’entra qualcosa? Non saprei. Per me è una cosa normale guardare i fiori di carciofi, però! (ma solo perché ho tutte campagne attorno casa)

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  6. Ho una sola pianta di carciofi, sono carciofi viola, piuttosto piccoli e coriacei, spinosi, ne lascio fiorire sempre uno, ogni anno; da quando ho scoperto per la prima volta quel colore così caratteristico della sua “barba” fiorita mi piace rinnovare quella magia.
    Per quanto riguarda la scrittura, lascio ad altri il compito di raccontare storie, io sono solo una lettrice. Mi basta poter comunicare ciò che penso, come in questo caso.
    Buon pomeriggio.

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  7. La metafora è bellissima quanto i i fiori di carciofi e grazie per aver reso partecipi anche noi ignari di questa meravigliosa natura! Non sono molto d’accordo sul fatto della scrittura, credo che tu abbia un bel dono e ci credo veramente, forse non me ne intendo, ho letto un pò di libri vari e ho deciso di seguirti perchè hai un gran bel modo di scrivere, entri nelle persone, racconti benissimo e a volte mi faccio un sacco di risate proprio perchè sembra di leggere anche la mia vita,. Certo bello fare dei corsi per imparare cose nuove e migliorarsi ma credo che tu sia gia in grado di scrivere e ti ringrazio ancora per ciò che trasmetti.

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    1. grazie Viviana, sei davvero gentilissima e mi fa molto piacere questo tuo commento! Il punto è che scrivere di sè è davvero diverso dallo scrivere storie, che è una faccenda che mi piacerebbe riuscire a fare decentemente, prima o poi!

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