Della piena necessità dei nosocial

Mi sono iscritta a Instagram. Sì, l’ho fatto. Mi sono iscritta all’ennesimo social mangia-tempo, dopo Facebook, dopo Twitter, dopo WordPress.

L’ho fatto per due motivi fondamentali, forse tre.

Il primo è antropologico: ho la necessità di gettare qualche ponte verso gente di almeno dieci anni più giovane di me, devo trovare dei linguaggi comuni, territori frequentati da entrambi. Non potendo rimettermi a frequentare le serate universitarie (ammesso che esistano) non mi resta che optare per le stesse catene di fast-fashion e gli stessi social. Parola di quello stesso mio amico che ama chiamarmi signora, a discapito dei miei nervi ancora adolescenti. Mi fido ciecamente della sua analisi schietta.

Il secondo è marchettaro: mi  cisono iscritta come erodariablog, sai mai che mi frutti qualche nuovo lettore.

Il terzo è superficiale e fuffoloso: curiosità, voglia di qualcosa di nuovo, una vena di narcisismo (comunque non sufficiente ad aiutarmi a superare la mia personalissima sindrome da autoritratto). Il parallelismo con un nuovo taglio di capelli, mi parrebbe azzeccato. Invece di recidere le chiome, mi sono iscritta a Instagram, ottenendo lo stesso misero shottino di adrenalina annacquata.

Tendo ad essere social, non posso negarlo. La mia parte snob ogni tanto si ribella (mai quanto mio marito, s’intende), ma non riesce ad avere la meglio, non fa sufficiente resistenza per opporsi alla mia parte pop.

Tuttavia, sia la mia parte snob sia la mia parte pop apprezzano molto i nosocial, quelle persone che restano impermeabili all’utilizzo di questa categoria di media. Non sono mica dei radical chic, sono degli amabilissimi stoici.
Tra le mie conoscenze ne annovero diversi ed è un atteggiamento incredibilmente trasversale, che attraversa tutte le età. Conosco esemplari appartenenti alla mia generazione, a quelle successive, a quella immediatamente precedente.

Li considero come delle sentinelle, gente in grado di restare fuori dalla corrente. Dovessi trovare una metafora, mi viene in mente quel trattamento che, negli esperimenti che faccio, non viene trattato e serve come termine di paragone per capire gli effetti degli altri trattamenti. Lo chiamiamo testimone controllo. Mi serve a capire quanto questi strumenti mi stanno cambiando, mi rendono diversa da come ero. Sono più svogliata o rincoglionita? Ho meno capacità di attenzione? Mi sto perdendo relazioni con e nella realtà? O al contrario, ho davvero più relazioni interpersonali? Conosco realmente linguaggi in più?
Oppure non ci sono differenze significative?

Provo per questa loro scelta una forma di gratitudine simile a quella per le persone che non usano l’auto, non acquistano nella grande distribuzione, non guardano la televisione, usano cartine invece che navigatori, leggono la carta e non gli ebook, bevono birre insieme invece che chattare. Segnano dei punti fermi, dei confini, degli approdi, senza i quali – lo dico con piena cognizione e schiettezza- non mi sentirei sicura di navigare.

48 pensieri su “Della piena necessità dei nosocial

  1. Io più che altro mi chiedo dove trovi il tempo. Io non lavoro, non ho un marito da accudire e tre figli. Gestire facebook e blog per me è impegnativo. Però una mezza idea su instagram l’ho sempre avuta. Chissà. Io sono un po’ a-social network, anche se il mezzo mi sta un po’ cambiando, sono più aperto verso il genere umano. E poi è vero che nell’etere si fanno anche belle conoscenze 😉

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  2. Ah io sono iscritta su tutti i social e ora, eccomi qui con un blog! Ma…non li so usare! Sono curiosa e mi butto, ma temo che la mia indole sia da carta e penna, anche se poi finisco con il perdere il foglio, il contenuto e a trovarmi la penna che non scrive quando serve! Ba, per adesso, spero solo di riuscire a capire qualcosa nella giungla dei blog! Intanto, piacere di conoscerti 🙂

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      1. Mi piacerebbe, a volte mi sembra di stare troppo tempo attaccata alla tecnologia e vorrei solo uscire fuori a respirare un buon libro (nel senso di sniffarlo all’aria aperta!)

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  3. istagram! beccata! 😀
    ho un po’ di profili sui social ma continuo ad amare la carta rispetto allo schermo, adoro i negozietti di paese e la verdura comprata in cascina, la birra ad occhi di fronte sempre meglio di una qualsiasi chat…

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  4. Chiara…mi sono tagliata i capelli 😉 Instagram ce l’avevo già e non ce ne faccio nulla, se non sbirciare le foto degli adolescens…e da parecchio mi suggeriscono di usarlo come promo del blog sigh, ma se faccio il salto io vado verso il v-log con il mio biondo! 🙂

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  5. Esistono anche persone che oltre a essere completamente asocial fanno anche tutte le altre cose che descrivi nell’ultimo paragrafo? O_o

    Io ho diminuito la mia presenza social a gennaio, eliminando Facebook, Whatsapp e Instagram, e non c’è male. Ne avevo decisamente bisogno, soprattutto per rimettere il focus su certe attività digitali che in questo momento della mia vita hanno la priorità ed evitare inutili distrazioni. E anche per smettere di regalare dati sulla mia vita 😀 (ma tutto questo l’ho spiegato in lungo e in largo sul post a tema Facebook nel mio blog).

    Se Instagram ti diverte, go ahead girl!, curiosità e sano narcisismo mi sembrano due buoni motivi 🙂

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  6. Twitter ancora non mi ha ,ma anche io sono nuova di instagram . Oh, e mi piace! Quanto tempo ci ruba, quanto. Ma sai che mi vergogno a dirlo ma alcuni giorni ho male al pollice? Siamo irrecuperabili. Anche io conosco qualche no social. Molti si sono convertiti e ora quando apro la home di Facebook sono solo cose loro! Come uno che si è messo a dieta prima di Natale. Gli altri: tanta ammirazione.

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  7. Ciao Chiara, quanto siamo simili…. anche io sono su instagram esattamente col nome del blog, gia ti seguo anche la…..io non ero così social e non sono su fb però è vero, forse giusto stare al passo coi tempi, prima ero propio su un altro pianeta, instagram lo trovo carino e interessante e anche io l ho fatto per il blog, per lavoro, e anche solo perchè mi diverte, bene sono contenta di conoscerti anche sotto un altro profilo!!

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