Ma quand’è che succede?

Forse di notte, perché è di prima mattina che, addormentate bambine, vi ritrovo quasi ragazzine. A volte è un lampo che non si può spiegare. Come quelle cartoline ruvide che cambiano l’immagine a seconda dell’inclinazione. Per un istante vedo nei vostri occhi puliti il bagliore della donna che verrà. Fortuna che l’attimo dopo arricciate il naso in un sorriso bambino e le guance si gonfiano in quel modo grasso e pieno che solo quando si è piccoli si può.

Magari succede mentre siete a scuola. Così quando ci ritroviamo, al pomeriggio tardi, avete salito un altro microscopico scalino, fatto di una canzone nuova, della tabellina del nove, di un invito a una festa. Si accendano nuove sinapsi, si intrecciano pensieri, si allungano femori e omeri, si lisciano i boccoli, in un quando che proprio non so.

O forse succede davanti ai miei occhi e io non lo vedo. All’improvviso sento Miss T descrivere all’oculista quel fiore stilizzato con una meticolosità che non sapevo: “È un girasole”, dici stupendo entrambi, me e pure il dottore. All’improvviso vedo Signorina A riavviarsi i capelli come non ha fatto mai, una ciocca dietro alle orecchie, con un modo da grande. All’improvviso scopro Mademoiselle C che racconta sommessamente qualcosa a Signorina A, per poi affrettarsi a dirmi “no, no niente”. I primi segreti tra sorelle.

Ma quand’è che succede esattamente? Quand’è che lo trovate il tempo e il modo per fare la vostra silenziosa muta? Perché davvero, io voglio proprio assaporare senza distrazione, in un lentissimo timelapse, questo tempo che da meravigliosi bacarozzi vi sta trasformando in maestose farfalle.

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