L’inverno ha portato nella nostra famiglia quattro virus influenzali, l’ultimo dei quali ha sterminato l’intero nucleo includendo anche qualcuno fra i nonni. Sono state due settimane di piccoli musi pallidissimi, occhi segnati, bacinelle accanto a letto e divano, mani a sorreggere fronti, digiuni, carta igienica e quarantene.
La situazione per me migliore, in questi casi, è essere la prima fra i caduti, perché, terminata la fase acuta, posso dedicarmi alla cura degli altri ammalati con la disinvoltura di chi non teme il contagio.
Purtroppo a questo giro, mi è toccato, invece, l’ultimo turno. Ho trascorso, dunque, due settimane mettendo in atto quelle procedure che dovrebbero limitare la diffusione del contagio: aerare frequentemente le stanze, cercare di non entrare in contatto con i liquidi corporei dei malati, lavarsi spessissimo le mani, evitare smancerie coi malati. Due settimane con addosso la sensazione di tragedia imminente, a mangiare leggero che non si sa mai, a percepire ogni scricchiolio della pancia come prodromo della maledizione gastrointestinale.
Sembra strano a dirsi, ma, quando finalmente il malessere è arrivato anche da me, mi sono sentita quasi sollevata. A tutta prima, ho pensato che il bizzarro conforto che provavo fosse dettato dalla fine dell’attesa di una sciagura che, a conti fatti, non è stata poi così terribile. O che magari fosse la prospettiva di trascorrere delle ore sul divano (certo, al netto di quelle trascorse in bagno, ma vuoi mettere?).
Poi ho capito cos’era veramente a rendermi smaniosa. Una volta malata (e guarita) anche io, ho ricominciato a sbaciucchiare, abbracciare, coccolare a pieno corpo le mie bambine. Santo cielo, quanto mi è mancato.
È chiaro che sono soggetta ad un forma pervasiva e totalizzante di dipendenza da prossimità, baci, abbracci stritolatori, e smancerie varie nei confronti di quelle tre. E se esistesse una medicina, nemmeno la prenderei.
Quest’anno è stata tremenda noi siamo in 5 e quando parte il giro io chiudo sempre il cerchio…ti capisco eccome🤤😥
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anche noi in 5, tanta solidarietà 🙂
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Si tanta
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Beh non so come mai, ma la tua piega di dolcezza è una tra le poche che mi fa sempre sorridere 🙂
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che cara che sei, ne sono felice!
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(Siete in poche 😜)
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Meno male che è passato tutto a tutti voi.
Io, per fortuna, ne sono stata immune. (Spero non sia ancora in giro).
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Io dico che è passata! Buona Pasqua, Neda!
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Altrettanto a tutti voi: che sia dolce, profumata, radiosa.
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Io da bambina ho avuto una malattia potenzialmente letale al cuore. Colpa di uno streptococco non diagnosticato per tempo. Poi mi hanno salvata miracolosamente. Ma quando i figli hanno forte mal di gola o lo streptococco dichiarato devo stare molto attenta. Così un giorno mia madre mi dice: “Be’, stai lontana dai figli, non coccolarli”. E’ circa quello che dici tu. Il punto è che lei non poteva capire la mia dipendenza, e anche il bisogno che hanno i figli: quando sono malati vogliono più mamma del solito. Non meno. Buone feste, e ti auguro che sia passato tutto.
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è davvero così
e per fortuna poi batteri e virus se ne vanno
baci e auguri a tutti voi!
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