Schizomamma

Una tosse col fischio di Signorina A ci ha imposto ieri di fare visita alla loro pediatra.

Poiché nessun malanno viene da solo, si è accodata anche Mademoiselle C con la sua tosse stizzosa e a completare la carovana ecco Miss T, per la quale mi sono ricordata in extremis che era necessario il cosiddetto Bilancio di Salute dei 24-30 mesi.

E quando dico extremis, mi riferisco proprio ai 30 mesi che Miss T è in procinto di compiere.

Con la dottoressa, anch’ella madre di tre (maschi nel suo caso) si è stabilito un rapporto di reciproca stima e rispetto, fatta di pochissime visite da parte mia e di sporadici ma puntuali consigli da parte sua. “Il pediatra deve sostanzialmente piacere alla mamma” rivelò al mio primo pancione maturo il mio saggio medico di famiglia. Aveva ragione. L’istinto materno è il primo medico di un bambino, mentre il pediatra – mi sento di dire, in almeno oltre l’80% dei casi- è l’ansiolitico per la mamma. Rassicura, indirizza, calma.

Ieri nello studio della dottoressa ne abbiamo trovate due al prezzo di uno. Accanto a lei, una copia più acerba. Medesima corporatura, medesima acconciatura, medesimo garbo, trent’anni in meno di esperienza.

-Oh, arriva il trio delle madamine!”– ci accoglie la dottoressa, sorridente- se arrivano tutte, vuol dire che c’è proprio qualcosa che non va. Che questa mamma viene proprio se ce n’è davvero bisogno- spiega alla giovane specializzanda.

Signorina A, che detiene trionfante la malattia prioritaria, sfila per prima sul lettuccio delle visite. È docile, non oppone nessuna resistenza né allo stetoscopio né all’ispezione della gola. Con serafica serenità incassa la diagnosi di bronchite asmatica e la prospettiva di un poker di aerosol giornalieri.

Che bambine deliziose- commenta la dottoressa, azzardando persino un “per forza con una mamma così brava” che mi provoca un’involontaria contrattura dei muscoli dorsali, mentre le ghiandole salivari secernono un liquido amarognolo. Mi fa tornare alla mente una delle massime di mia nonna A, che suonava un po’ come “da un per al pò mia nasi an pum“, ma sotto sotto mi sento come uno che sta andando a ritirare un Oscar immeritato.

L’apoteosi dell’ammirazione si raggiunge con la successiva visita della dolcissima Mademoiselle C. Suo malgrado, il giovane capolavoro di pasticeria mignon  manda in solluchero le due professioniste, che si sdilinquiscono in ogni sorta di commento tra l’ammirato e lo svenevole.

Nel frattempo Miss T gira indisturbata per lo studio, senza mostrare il minimo timore reverenziale per un luogo che nella sua vita ha frequentato per sua fortuna davvero poco.
Non ha nessun tipo di ritrosia e appena entrata si indirizza senza pudore verso la scatola di latta delle caramelle affondando entrambe le mani. Ammonita, si indirizza verso la mensola dei peluche e se ne appropria impunemente.

Quando arriva il suo turno, si lascia prendere in braccio da me, allettata dalla prospettiva di una caramella premio, ma non appena le sue terga tenerelle sfiorano il lenzuolino di protezione del lettuccio, comincia ad agitarsi. Quando le mani della dottoressa le si posano addosso inizia ad urlare come un’indemoniata. Non c’è forza umana che possa costringerla in posizione orizzontale. Produce grida leggendarie, mentre scalcia come un mulo imbizzarrito e smanaccia a destra e a manca, alla cieca. Se non morde è solo perché la bocca è occupata a urlare. Non ha nessuna intenzione di farsi toccare da due estranee e mostra con cruda schiettezza il suo dissenso. E quando la dottoressa per riuscire almeno ad accertarne la statura le accorda una caramella anzitempo le si gira e le risponde rabbiosamente “Nnnnno la vojo”.

Mentre sono occupata ad immobilizzare il piccolo tsunami di riccioli biondi, cerco di giustificarmi come posso.

Come risposta, il silenzio. Niente più commenti svenevoli. La dottoressa scuote la testa, con evidente disapprovazione. La specializzanda abbassa lo sguardo, credo vergognandosi per interposta persona. Lo riconosco quello sguardo basso, anche io ero una teorica dell’educazione prima di sbattere il naso nella pratica.

Se vale lo stesso sillogismo azzardato poc’anzi, la tempesta appena scatenata da Miss T sarebbe anch’essa figlia del temperamento materno. Che poi sarebbe la verità, quasi un Oscar meritato, questo.

Signorina A, Mademoiselle C, Miss T sono tre frutti nuovi nati dagli stessi due meli. Sicuramente da combinazioni genetiche diverse, sicuramente godendo o subendo trattamenti educativi non perfettamente identici, nonostante gli sforzi di perfetta e inossidabile equità.

Però, se davvero fosse vero che da un pero non può nascere un melo, allora in me conviverebbero almeno tre personalità diverse e dovrei arrendermi definitivamente: sì sono una tripolare, sì sono una schizomamma.

 

 

 

14 pensieri su “Schizomamma

  1. Ma figurati! Sono tutte stupidaggini,tutti i fratelli o sorelle che conosco hanno un carattere direi all’opposto il primo dal secondo, quindi? Ognuno è fatto a modo suo, come noi, e così anche i bambini, i genitori possono mediare e correggere ma le caratteristiche e il carattere resta 🙂
    Date: Thu, 3 Mar 2016 09:20:01 +0000 To: silvia-1959@live.it

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