L’inizio dell’estate riesce a fregarmi ogni anno, in una maniera che mi sorprende nonostante non dovrebbe, visto il numero incredibile di anni consecutivi nel quale ho vissuto questa stessa esperienza con sfumature diverse ma media costante. Quello che mi sorprende è che anno dopo anno io non arrivi minimamente preparata e mi lasci invariabilmente sopraffare, schiaffeggiare e lasciare stordita a terra, per almeno un paio di settimane, da sentimenti di assoluto smarrimento.
Per fortuna (anche questo me lo dimentico) poi passa.
E così tra poco arriverà luglio, finiranno gli esami di Signorina A, Mademoiselle C e miei. Finirà l’estate ragazzi per Miss T. Oltre ad essere finita la scuola, si sospenderanno anche gli impegni professionali da agroecologa. Arriverà un po’ di vacanza, qualcosa di nuovo e qualcosa di consueto, ad incontrare entrambe le vocazioni delle ragazze, sospese tra il desiderio di sperimentare qualche luogo nuovo e farsi riabbracciare da luoghi conosciuti. Si alterneranno molti lamenti e molte risate, così è la vita con loro a partire da sempre. Leggerò di nuovo romanzi. Ne annoterò frammenti.
I frammenti sono una cosa su cui rifletto molto ultimamente.
Le briciole.
Mi fanno pensare a quello che ha un peso nelle nostre vite, che si scava uno spazio permanente, a quelle cose che riescono a trovarlo quello spazio ma per farlo hanno bisogno di tanto tempo e non sai se veramente succederà, se quel posto lo scaveranno; e penso a quelle alle altre cose, che, invece, diventano importanti in un istante, attraverso incontri brevi e fulminanti, a come sembri incredibile che queste cose possano rimanere insieme. Alle persone con cui si stringono legami secondo una danza lenta che si muove per passi piccoli e costanti, a quelle con le quali ci si avvicina a falcate inconsapevoli e veloci, ai romanzi che hanno bisogno di tantissime pagine e il tempo di una sedimentazione geologica per adagiarsi dentro te, alle frasi brevi che, invece, ci arrivano come una freccia scagliata con energia e precisione. Penso a come tutte queste dimensioni coesistano, in me, in noi.
I frammenti, dicevo. Le briciole. Quelle frasi che ti porti dietro o dentro (quanto sono diverse questi due avverbi?), nonostante siano piccole e apparentemente appese lì, fuori contesto.
Fiorire e dar frutti in qualunque terreno si sia piantati – non potrebbe essere questa l’idea?
(Etty Hillesum, Diario).
Tanto se una cosa deve succede, succede. Tutta ‘sta fretta di fa succede le cose ce l’ha messa il capitalismo. (Armadillo, Strappare lungo i bordi, Zerocalcare).
Una manciata / di polveroso oceano era sparso
Fra le tasche
Sperduto fra lenti e contenuti soffi
Di stelle/ che il vento sfarinava subito
Nel suo proprio respiro
Briciole.
(Pier Felice Castrale, Polvere.
Questa è protagonista di una di quelle coincidenze pazzesche che ogni tanto l’universo ti regala non si sa perché; a me con questa ne sono capitate tre di cui sono consapevole; scrivo a un’amica. Avete presente quando si scrivono due messaggi contemporaneamente e si clicca invio nello stesso istante? Ecco, mentre io le scrivevo “A volte sono così rosa dai dubbi, che dovrei essere polvere” lei mi manda questa poesia, il cui titolo è, appunto, “Polvere”).
Quello che verrà sarà già tanto.
(un amico, in mezzo a una conversazione difficile ma, in fine dei conti, preziosa e rivelatrice).
Mai aspettarsi sé stessi dai gesti degli altri.
(una qualche frase da social senza autore, insospettabile candidata di un tatuaggio che non farò mai).
Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.
(Cesare Pavese, Il mestiere di vivere).
Quando penso alla rivoluzione che dovremmo fare nella scuola, quando sono da sola, tornando a casa in macchina, penso sempre a te.
(una donna che vedo poco, ma stimo molto).
Se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana.
(Antoine de Saint-Exupéry, Il piccoli principe).
Vista da qui, sembri bella.
(Signorina A, prima di addormentarsi).
