T26

Già lo si sa, alla Trentacinquenne, sul lavoro, capita spesso di avere a che fare con giovani di fulgide speranze.

Alcuni (pochissimi) la trattano con deferenza, molti ammirano le pieghe del suo mestiere man mano che si dispiegano davanti ai loro sguardi discenti, talaltri si aggrappano semplicemente a lei nella speranza di sopravvivere alla burrasca emozionale della tesi.
Finisce spesso che si diventa un po’ amici.
Alla Trentacinquenne – inutile negarlo- piace. Talvolta  sospetta che le piacerebbe qualsiasi altro lavoro diverso dal suo, dal momento che ha una certa capacità di adattamento, dosi massicce di resilienza scorrono nelle sue vene. Invece no, quello dei giovani di belle speranze è proprio un lato non dico unico ma almeno raro del lavoro della Trentacinquenne.

Da qualche settimana a questa parte intorno alla scrivania della Trentacinquenne ruota T26, il Tesista Ventiseienne. La Trentacinquenne ha capito sin da subito che T26 sarebbe ricaduto in una categoria insolita di giovani di fulgide speranze.
T26 è diverso. T26 ha mostrato praticamente da subito di non ammirare le pieghe del mestiere della Trentacinquenne. T26 mette continuamente in discussione queste pieghe, a tratti sembra quasi che voglia metterle un po’ a posto queste pieghe, passarci sopra con un ferro da stiro rovente.
T26 gira con pantaloni leggeri dal cavallo sfuggente e i colori sgargianti, i lunghi capelli sulle spalle o raccolti in uno di quegli chignon di mia nonna sdoganati da quel gran bel pezzo di carne che vaga in un hotel per conto di Trivago. Sì, sì, ha anche una barbona incolta e gli occhiali à la mode di Le Corbusier.
T26 ha un eccellente senso critico e a tutta prima non fa che imbrancarlo come un fucile e sparare a zero contro i  dogmi scientifici della Trentacinquenne, mettendole in mano a tratti il desiderio di azzannarlo, nonostante la naturale simpatia che le desta. T26 le si presenta come una specie di incarnazione di quello spirito complottista che come sport qualifica con sciatta superficialità come sbagliato tutto ciò che ricade all’interno di categorie prestabilite. Quell’atteggiamento esistenziale che alla Trentacinquenne produce rush cutanei di varia entità. La tecnologia è deleteria. L’uomo è una specie esecrabile. Comprare al supermercato è da idioti. E così via. Si presenta a lei a impersonare quella cecità idealista del fare di tutta l’erba in fascio, di bruciare in un unico enorme falò tutto quel che al primo sguardo è fuori dalla tua visione del mondo. Senza attenzione per i dettagli e le sfumature.
Un giorno La Trentacinquenne ha smesso di discuterci, ha deciso che non ci si deve per forza confrontare con altre visioni del mondo, specie se sono così ottuse da non contemplare visioni meno ideologiche è più moderate del mondo.
Visioni come quelle della Trentacinquenne, che ovviamente – inutile dirlo- è la migliore.
T26, anche se la Trentacinquenne aveva deciso di non discutere più con lui di antropocentrismo culturale e permacoltura, doveva andare avanti col lavoro e ha continuato comunque a ruotare intorno alla sua scrivania.
Così, parlando del più e del meno, che è così che si diventa un po’ amici, T26 ha finito per portare a poco a poco alla Trentacinquenne il ricordo sfocato di un certo modo di guardare alle risorse naturali, di un certo criterio nel fare la spesa, di una certa razionalità nello scegliere di cosa cibarsi. Ricordi lontani proveniente da un passato di rivoluzioni di fili di paglia, di consumi critici, di idealismi fertili di gente ormai poco vicina a lei, tra cui anche GiovaneMeChePiùNonC’è.
Non si sa se la Trentacinquenne abbia convinto T26 del valore assoluto del metodo scientifico. Sicuramente T26 ha riaperto delle caselle mentali poco oliate dentro la testa della Trentacinquenne, ha stanato alcune delle sue convinzioni, l’ha costretta a mettere in discussione alcune abitudini. T26 è un’ottima persona e non importa poi molto che ricada in questa o quella categoria di giovani di belle speranze. T26 le ha ricordato – perché ne aveva colpevolmente bisogno- che non è mai una cattiva idea confrontare la propria visione delle cose con una un po’ diversa. Non si sa mai che ci scappi di imparare qualcosa.

20150924_103704(per esempio a sto giro la Trentacinquenne ha imparato che dietro ogni idea, ideale, idealismo, ideona, ideazza ci sta sempre una persona; questo qui sopra è il biglietto che T26 ha fatto trovare alla Trentacinquenne il mattino della sua laurea, sciogliendo il suo cuore pinna gialla)

9 pensieri su “T26

  1. Come hai descritto bene T26! Conosco diversi amici suoi, e la mia reazione nei loro confronti è stata a tratti simile alla tua, per poi ammorbidirmi e riconoscere che su certe cose sono d’accordo con loro. Estremismi a parte, un accordo si trova sempre 🙂

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      1. Tipico di voi allineate. Quelli come T26 invece sono il sale della terra, così dicono.
        A scuola per ora ci sono due stagiste che non sono mai entrate in una classe di L2/Ls, una di loro ha fatto la prima osservazione della sua vita con me. Alla fine della lezione io le ho chiesto se avesse domande e lei mi ha risposto “No no, hai fatto una buona lezione”. Meno male va…

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