Sono sorella a un destro giocaparolista. Pur avendo assorbito sin dal loro sorgere i suoi vagiti enigmistico-letterari (“Ma se uno suona l’arpa non scatarra ma scatarpa?” andava dicendo in tenera età), ho accettata come incontrovertibile la realtà secondo la quale, nella spartizione familiare dei talenti, questo sia finito praticamente in un 100 a zero, insieme all’altezza, ai ricci in testa e al primato nel numero di palleggi calcistici consecutivi.
Sono una sega coi jeux de mots, al massimo risolvo qualche rebus, ma non riesco mai a memorizzare quel dizionario fantasioso secondo cui se c’è un fiore, sicuro è un ARO (io un esame di botanica nella vita l’ho dato, ‘sti ari non li ho mai sentiti, francamente), se ci son rane, allora sono ILE, se un signore sfoggia una rigogliosa ventrazza, quella sicuro è un’ EPA. Insomma, in definitiva, sono una sega anche coi rebus.
Ecco perché senza Wikipedia non avrei potuto dichiarare con sicumera che l’antipodo di MADRE è MERDA. L’antipodo è quello schema che ottiene una parola da un’altra mantenendo fisso un estremo di questa e invertendo le restanti lettere. MADRE –> MERDA, non fa una piega.
A me pare di oscillare sempre tra questi due antipodi.
Senza filosofeggiarci troppo attorno, se uno ha un bambino ha quella roba lì sulle spalle che a volerla ridurre a forza a parole è la responsabilità di riservargli non il meglio del mondo, ma sicuro il meglio di sé. Per cui, magari uno mi potrebbe pure dare della calvinista, però mi sa che quando riunisco con una ramazza tutte le mie migliori briciole e uso quel mucchietto per trattare al meglio Signorina A, Mademoiselle C e Miss T, faccio quel che devo. Le lettere della parolina che mi definisce si infilano nel giusto ordine.
L’altra cosa che ho fin troppo bene in mente, è che l’antipodo è sempre dietro l’angolo. In un attimo cambia l’ordine delle lettere e comincio a puzzare. Sono una merda quando riverso su di loro i motivi dei ritardi mattutini, quando pretendo tra le righe che siano diverse da quel che sono, quando faccio cose opposte da quel che dico e dico cose opposte da quel che faccio, quando ringhio loro di riordinare i giochi e dentro quel latrato infilo qualche nota di rabbia che dovrei riservare a qualcun altro che m’ha fatto incazzare nell’arco della giornata. E millanta altre situazioni di me nella versione merda.
Poi, non si sa come, sicuramente non per merito mio, come mosse da un incantesimo, le letterine di MADRE si ricompongono in un altro anagramma: DREAM. I momenti DREAM non hanno a che fare con il mio mucchietto di briciole di meglio, mi sa che hanno più a che fare con la generosità della vita.
Quando delle lacrime sovrappeso rigano la pelle morbida delle guance di Signorina A al mattino nell’androne della scuola, e Mademoiselle C la prende per mano con tenerezza e si gira verso di me dicendo “Mamma, non ti preoccupare la accompagno io” e io me ne sto lì come un ebete a godermi lo spettacolo di quella coppia di 6 anni scarsi e poco più di 1 metro a testa che avanza verso le scale con gli zaini giganti che sfiorano loro il retro delle ginocchia, beh, lì, proprio lì, in quel momento, penso al sogno vero di poter investire tutti i miei sforzi per mantenere quelle letterine nell’ordine giusto.
Anch’io sono abbastanza negata per i giochi di parole, anche se mi piacciono molto e considero comunque il mio scrivere come una forma di “gioco con le parole” comunque.
Mi piacciono le idee che ti hanno suscitato questi “antipodi e anagrammi, forse perché mi ci riconosco tanto. E’ difficile accettare l’idea di essere, a volte, così diverse con i nostri figli da quella che sarebbe la nostra idea di madre che “vorremmo” essere. Però certe volte è davveri dream, quando senti i figli ripetersi l’uno con l’altro pezzi di film e ridere insieme, quando si danno sostegno (per quanto sia raro, ma succede) invece di beccarsi dalla mattina alla sera, quando si riesce a divertirsi, a parlare di tante cose che non c’entrano con la scuola…
Insomma, essere madre con le letterine nell’ordine giusto non sarà facile, ma è sicuramente un sogno e qualche volta, almeno per un momento, si avvera 🙂
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l’hai detto proprio come lo volevo dire! mitica!
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pensa che per me era il contrario, cioè, eri tu che l’avevi detto come l’avrei voluto dire io 😀
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allora siamo d’accordo!
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Direi 🙂
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Bella tu. E comunque la realtà è che oscilliamo tra un antipodo e l’altro tutto il giorno, tutti i giorni. Ma facciamo del nostro meglio. Come hanno fatto del loro meglio quelli prima di noi. Perchè, diciamolo, pure loro non arrivano mica col libretto delle istruzioni.
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Ciao, scusa il commento “fuori tema”, ma ti ho “nominata” per questo tag che mi è sembrato simpatico, spero non ti dispiaccia (piena liberta, ovviamente, ça va sans dire) 🙂
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andrò a sbirciare, grazie!
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Aiutoooo…. non ci avevo mai pensato… essere l’una e l’altra è fantastico. ..
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beh…se solo uno dei due antipodi si potesse evitare…
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