Capelli da manuale

Capita che mi cada l’occhio, pentendomene istantaneamente ma ormai c’è poco da fare, su claim di dubbio valore circa le tendenze stagionali di moda tricotica.

Imperativi del tipo “L’estate è finita, tornate castane!”; improbabili antropizzazioni del genere “Capelli: l’autunno li vuole lunghi e naturali”;  cagate di varia natura, tra cui “Onde morbide anni ’70”, “La parola chiave è volume”.

Cioè, a stare ad ascoltare voi altri vati dell’hair styling avrei appena chiuso una stagione con un bob corto (certo sì, il bob  è proprio quello che una volta si chiamava caschetto, è solo che questi geni illuminati che gestiscono le sorti delle nostre chiome hanno fantasia solo lessicale e non sostanziale) e adesso -tempo zero- dovrei ritrovarmi con una capigliatura almeno lambente lo spazio intrascapolare.

Quanto mi fa sentire idiota oggi rendermi conto che alla fine coi miei capelli, non dico che ho fatto quel che han deciso la Wintour e la Sozzani per me, ma che comunque mi sono comportata più o meno come hanno fatto tutte.

Sì, ero una bambina senza frangia perchè la nonna affermava con sicumera che la fronte scoperta mi avrebbe conferito un’aria intelligente. Sì, tenevo i capelli lunghi in inverno e un po’ più corti in estate e, anche se li avrei desiderati arrivare fino alle natiche, mi sottoponevo con docilità al rito della recisione annuale.

Sì, alle medie desideravo una frangia bombè alla Kelly Taylor della prima ora. No, mia mamma non me l’ha fatta fare (grazie Mutter, ndr).

Oh, sì, certo che ho fatto allungare i capelli a dismisura non appena ho avuto in mano questa piccola libertà gestionale, dovuta al passaggio di mano nell’uso del phon da mia mamma a me direttamente.
Sì, non li sapevo curare ed erano molto più simili a degli unti dreadlocks che ai boccoli di Shirley Temple.
Sì, li tenevo fermi con una matita sperando di risultare così vagamente sofisticata e minimamente sexy.
No, sembravo proprio solo una tipa mediamente sfigata con una matita infilzata in uno chignon storto.

Sì, tra i 17 e i 25 anni ho avuto i capelli nero violino, nero corvino, rosso mogano, rosso tiziano, biondo cenere, biondo ramato. Sì, per un periodo ho anche usato quegli schiarenti progressivi che fanno di te una carota slavata.

Sì, quando ho sentito l’età adulta vicina, li ho tagliati corti. Poi cortissimi.

Sì, quando ho deciso che ci saremmo sposati, ho cominciato a farli crescere.

No, per il giorno del matrimonio non mi sono fatta fare un’acconciatura complicata, ma semplicissssssssssima.

Sì, subito dopo li ho tagliati di nuovo corti.

Sì, sì, li ho tenuti corti quando sono diventata mamma. Per diversi anni, per lo spazio di tre figlie.

No, non li ho più tinti, chè non si sa come ho scoperto che quel marrone insulso aveva qualcosa da dire al mondo.

Sì, li ho visti i primi capelli grigi e pure i secondi e i terzi.

Sì, sui 35 anni, qualche mese fa, ho deciso di farli crescere per averli lunghi e selvaggi ancora una volta nella vita prima di trasformarmi definitivamente in una vecchia megera.

Sì, la prossima volta che vado dalla parrucchiera me lo faccio un riflessante debolissssssssssssssimo per non vedere per un po’ quel manipolo lì di capelli bianchi.

Sì, lo confesso, ora li voglio proprio come la Santanché i capelli.

18 pensieri su “Capelli da manuale

  1. Io li ho avuti lunghi e poi corti e poi lunghi e poi corti, con l’aggravante che i miei hanno una crescita lentissima, per cui ogni taglio era una decisione che aveva dell’irreversibile. Ma alla fine, in effetti, quando li tieni perennemente legati in una coda anche corposa, ma che ti tira la testa riducendola a una mascherina pallida con un occhiale che la fora a malapena come due stupidi oblò, e dimostri 50 anni… decidi che, moda o meno, meglio corti che brutta. E così sia.

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  2. Io li avevo ricci. Ricci che la cosa più simile a me era la spice panterona Mel B (ma io non avevo altrettanta personalità) o lucio battisti intorno al 1973.
    Pensa la sofferenza.
    Per il resto l’iter è quasi uguale al tuo ma sono ancora un po’ indietro: mi sposo tra qualche mese. Pensavo a una cosa del genere

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