In libreria.
– Ti do un sacchetto per questi? –
– No, grazie, sono obiettrice di coscienza. Sto combattendo la mia personale battaglia contro le buste di plastica. E poi ho la macchina qui fuori.-
Cioè, in pratica, sono andata nella mia libreria di quartiere a filosofeggiare contro le buste di plastica. E ci sono andata in auto, azzerando con un solo colpo di acceleratore il beneficio ambientale di portarmi la sporta di panno da qui all’eternità.
Sono semplicemente un’ incoerente. Non c’è niente di male, è un atteggiamento proprio di milioni di persone e per questo normale. Ma c’è anche poco di bene.
Sono mamma. L’amore materno è incondizionato – così almeno lo descrivono.
È così per certi versi. Se incondizionato significa che è rivolto a delle persone precise in quanto tali, allora mi sa di sì. Devo dire che in effetti Signorina A, Mademoiselle C e Miss T sono oggetto del bene che voglio loro solo perché sono loro e su questo c’è poco da arrovellarsi.
Non c’è merito, in questo l’amore è biologia.
Però se mi si registrasse mentre parlo con loro – il mio amoroso trio- se in casa mi si infilasse a tradimento una diabolica tata televisiva, ecco che definirebbe la mia come la Pedagogia del Se. Non so come mi ci sono cacciata, ma mi capita spessissimo di pronunciare “aut aut “che più che con un progetto educativo hanno a che fare con esercizi di mera sopravvivenza.
“Se non mangi la frutta, non prendi il cioccolatino”, “Se continui a frignare, non ti ascolto”, “Se non vieni subito qui, mi arrabbio”, “Se non riordinate tutto, non potete cominciare nessun altro gioco”. Addirittura ieri mi sono sentita pronunciare “Miss T, se fai la cacca ti do un premio“. Giuro, l’ho detto.
In verità Babbo Natale non è mica la fantasiosa personificazione della generosità disinteressata. Altri non è che un personaggio inventato dai padri fondatori (o forse erano madri fondatrici?) della Pedagogia del Se per poter disporre di una potentissima arma suppletiva per un intero mese all’anno. Alzi la mano chi tra voi genitori non ha minacciato una certa telefonatina al canuto lappone per riferire le malefatte dei bimbi di casa.
“Quest’anno mi ero ripromessa di non ricorrere alle intimidazioni pre-natalizie e invece ho giù minacciato almeno dieci volte di spifferare a Babbo Natale i capricci dei bimbi” mi ha confessato un’amica in un momento verità tra AAPI (Abusatrici Anonime del Periodo Ipotetico).
L’amore incondizionato io lo coniugo spessissimo al condizionale, c’è poco da fare.
Non so esattamente quanti rovesci abbia la medaglia della mia incoerenza, ma sicuro questo è uno di quelli di cui vado meno fiera. Anche perché noi AAPI sotto sotto sappiamo che l’unica risultato certo della Pedagogia del Se è farci sentire delle grandissime MM*.
* per il significato dell’acronimo MM, vi rimanderei alle lettura di questo.
AHhahaha muoro! Rido non perché vi sia nulla di buffo in questo post, ma tanta verità!
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goffa e buffa verità genitoriale! anche tu AAPI?
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Molto molto AAPI! Buongiorno a tutti, mi chiamo Avvo, e sono un minacciatore compulsivo condizionale! Le peggiori che qualche volta mi sfuggono comunque sono quelle che coinvolgono l’affetto… “Se non mangi non vuoi bene a paparino che ti ha cucinato con tanto amore”… sono terribili! E’ rarissimo, ma qualcuna mi è scappata!
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uh sì, anche io ci casco, solo che – ancora peggio – le ammanto con sofisticate circonduzioni letterarie…”mamma vi ha preparato questo pasto con tanto amore, dovete capire che non mangiare significa far rattristare mamma, che vi ha pensato molto mentre cucinava, etc etc” Terrificante, lo so.
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Siamo brutte persone! 😀 Però dai… diamo loro tanto amore, ogni tanto lo scivolone ci sta!
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ecco, credo la chiave sua quell’ “ogni tanto”
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Seriamente, sia io che mia moglie ci “correggiamo” a vicenda, mai davanti la bimba, ovviamente, perché se c’è una cosa che san fare è odorare le crepe e infilarci le manine dentro! E quindi ci ricordiamo a vicenda che se non vuol mangiare, meglio che non mangi, piuttosto che forzarla manipolandole la mente .-D
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certo, la teoria mi è estremamente chiara…il problema è eradicare questo atteggiamento nella pratica
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Mi hai fatto venire in mete un fatto accaduto con mia figlia, quando aveva quattro anni. C’era in visita una sua cugina di undici. Si misero d’accordo su quanto desideravano per il pranzo: pollo arrosto e patatine saltate in padella ed io lo preparai per tutta la famiglia. A tavola, mia figlia chiese la coscia e le patate, poi, rifiutò di mangiare dicendo che non aveva fame. Rimase a tavola con noi fino alla fine senza toccare cibo e noi non facemmo una piega. Quando sparecchiai, lasciai la sua tovaglietta (all’americana) a tavola con il coperto e il cibo. Alle due venne a chiedermi pane e salame, le mostrai il suo piatto e risposi che se aveva fame, quello era da mangiare, potevo riscaldarglielo. Rifiutò. Alle tre tornò chiedendo pane e cioccolata. Risposi allo stesso modo e lei tornò a giocare con la cugina che mi occhieggiava esterrefatta. Mia figlia mangiò il pollo e le patate alle quattro, senza nemmeno chiedermi di riscaldarglielo. Io non feci commenti. Spiegai poi, in separata sede, alla cugina che non avrei mai obbligato mia figlia a mangiare una pietanza che lei non avesse gradito, che le ripugnasse, come i cavoli o gli spinaci, ma che in quel giorno si trattava solo di un capriccio bello e buono, forse per mettersi in mostra con lei che era più grande.
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complimenti per la fermezza!
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Wow… ci vogliono nervi ben saldi per fare quel che hai fatto tu! Complimenti!
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E’ che sono stata allevata con una disciplina “militaresca” e qualcosa mi è rimasto addosso. Anche se, in realtà, non ho mai dimenticato la bambina che ero io, un po’ ribelle e un po’ furbetta. Così riconoscevo, e capivo, certi comportamenti di mia figlia che, tra l’altro, invece di sconcertarmi, mi facevano sorridere. Conta anche che ne avevo una sola, ne avessi avuti tre…..
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ps e da padre ne so qualcosa! Anche se mi costringo a non fare “ricatti” e “minacce”, spesso ci inciampo! Deve esserci un qualche gene che si attiva con la maternità/paternità!
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Anche io sono così con i bimbi… non ci posso fare niente. Alla fine mi solleva il fatto che anche queste “minacce” siano prese senza paura e terrore.
E’ forse solo il nostro buffo modo di rapportarci. Comunque penso sia sempre sempre meglio questo che i sonori schiaffoni che volavano tempo fa.
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sì sì, però non credo sia il verso migliore per farsi ascoltare…urge una pedagogia alternativa qui!
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Diciamo che siamo in tanti a far parte di questo gruppo… 😊
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già! chissà perché ci caschiamo in tanti…
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Forse retaggi educativi o forse perché non abbiamo ancora trovato altri metodi validi nella nostra società 🙂
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In effetti mi rammenti il caso tipico del periodo post-natalizio: “C****, adesso che Natale (e il Babbo) è passato che minacce uso?”
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ahahahahah
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Credo che con un solo pargolo si possa, forse, cercare di pianificare un rapporto, forse ripeto, senza minacce o ricatti. Ma con tre credo proprio che sia impossibile: troppe le varianti, gli accidenti e la furberia che i piccoli mettono in atto per ottenere ciò che desiderano. Spesso si rimane spiazzati e si agisce d’istinto. Siamo tutti “umani” e sbagliamo ogni giorno, sempre che si debbano considerare sbagli e non soltanto esperienza di crescita.
Buon pomeriggio.
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Neda, grazie dell’empatia…è solo che mi piacerebbe davvero correggermi, pian pianino
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Eccomi presente! Anche io mamma del se…
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🙂
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