Riscatti cosmici

Albert Einstein predisse l’esistenza delle onde gravitazionali nel 1916.

Non so esattamente se c’entri la Natura benigna, come qualche illustre fisico divulgatore ha avuto modo di scrivere, il caso o l’agenda dei due buchi neri che sono sprofondati l’uno nell’altro come torve matrioske proprio quell’esatto tot di milioni di anni fa.

Fatto sta che cent’anni giusti dalla stesura del manoscritto che presagiva l’esistenza di questa specie di increspature dello spazio-tempo di cui ci riempiamo la bocca nelle ultime settimane senza per lo più capirci una mazza, queste misteriose onde si sono manifestate in maniera misurabile.
In pratica quel che è successo è che, oggi, nel 2016, chi ci capisce qualcosa è riuscito a catturarle, a osservarle, ad esserne felice e, cosa ancora più fantastica, a  trasmettere quest’immotivato gioioso stupore anche a noi che- ricordiamolo- di relatività ci capiamo poco e niente. Più niente che poco.

Che meraviglia, sono stati necessari cento anni perché occhi (si fa per dire) potessero vedere quel che il pensiero (anzi, un pensiero concepito da una mente fuori misura) aveva già intuito.

Quella che poteva a tutti gli effetti apparire ai contemporanei in grado di comprenderla come l’idea di un eccentrico, alla fine s’è rivelata vera. Cioè, tutti lì a dare del segaiolo mentale al buon Albert e alla fine, toh, è venuto fuori che aveva ragione.

Mi sembra un riscatto cosmico, una specie di risarcimento, per tutte le volte che qualcuno ci ha detto “ma va là” dandoci un colpo secco al gomito mentre gli raccontavamo gli esiti di un qualche film girato unicamente nelle stanze della nostra mente.

Per tutti i nostri adolescenziali “si capisce che gli piaccio da come mi ha detto “scendi?” alla fermata”, pronunciati sognanti, pensando al ragazzetto dagli occhi blu che non conosceva nemmeno lontanamente il nostro nome.

Per tutti i nostri giovanili “secondo me stavolta lo passo l’esame di fisica”, pronunciati sognanti, pensando di non dover rivedere mai più il viso severo del temibile ordinario di turno, già pronto a scaraventarti il libretto in fondo all’aula.

Per tutti i nostri più maturi “secondo me è andata bene, vedrai che stavolta mi richiamano per un secondo colloquio” , pronunciati sognanti, pensando al direttore del personale che invece non ha la minima intenzione di ridigitare il nostro numero di telefono.

Per tutti i nostri “vedrai che questa è la volta buona” pronunciati sognanti, riponendo in qualche progetto strano le nostre monche speranze da adulti precari.

Non so bene perché, ma a me la super antennona che ha captato le onde gravitazionali mi fa ben sperare che da qualche parte nell’universo aleggi la possibilità che tra uno, due, dieci secoli qualcuno dica che avevamo ragione a sognare qualcosa di clamorosamente inverosimile.

 

16 pensieri su “Riscatti cosmici

  1. “Da qualche parte nell’universo aleggi la possibilità che tra uno, due, dieci secoli qualcuno dica che avevamo ragione a sognare qualcosa di sfacciatamente inverosimile.” Bellissimo Chiaretta…per questo non bisogna mai smettere di crederci!

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