Torino, posso essere un po’ tua?

 

Tutto dipende dalla distanza del punto di osservazione, dicono.

Non sono nata a Torino, ma nella città della giovinezza dei miei genitori. Ho vissuto la mia intera esistenza nella suburbe di Torino, mai a Torino città. Capisco il dialetto di Torino, ma non lo so parlare.

Non ho mai osato considerarmi sua, sono un’amante discreta, non mi sono mai svelata.

Un timore reverenziale mi ha totalmente bloccata nel definirmi “di Torino”, se non quando mi sono trovata a debita distanza. A Napoli, a Ouagadougou, ad Amsterdam mi presento sfacciatamente torinese. Azzardo, a Cuneo. Giammai entro i confini della città metropolitana.

Si direbbe che sono a mio agio a dirmi torinese solo quando Torino non mi può sentire mentre lo faccio.

Eppure, lo confesso, cara Torino, vorrei tanto tu mi adottassi anche ora che sono grande, mi riconoscessi una specie di ius cordis, di diritto del cuore a dirmi anche un po’ tua, oltre che della suburbe che abito con orgoglio.

Conosco di te molti dettagli, so di difetti che sono in grado di accettare, piccoli tradimenti su cui posso soprassedere. Soprattutto ti voglio bene per quello che sei e che, stranamente, anche se non lo sai, hai proiettato in me.
Francamente non so come sia possibile che un luogo in quanto tale possa lasciare un’eredità senza la genetica di mezzo.

Ma tu sei ortogonale, come me. Sei composta di quadrati, grandi e piccoli. Non puoi perderti, basta percorrere i quattro lati di un quadrato qualsiasi per ritornare al punto di partenza. Puoi essere rapito da un disordine apparente, ma ci sarà sempre una forma senza fronzoli a cui ricondurti e che ti riconduca a te, alla tua natura. Non sai lasciarti andare a forme diverse, non nella tua pianta, qualche volta lo fai nelle altezze, ma mai nella tua base.

Hai dei codici di viabilità rigidi, ma solo tuoi. Questa faccenda dei controviali, un incubo per gli automobilisti forestieri o inesperti, è insieme eterodosso e ortodosso. Una creativa stramberia se visto da fuori, una regola ferrea a cui attenersi una volta che si è dentro. Mi piaci, Torino, sei fatta di slanci e conservazione. Rendi coerente un’incoerenza.

Allo stesso modo dai nomi diversi alla stessa strada. Impararli è come interiorizzare i paradigmi dei verbi latini o i phrasal verbs inglesi. Non c’è una ragione, sono dogmi. Corso Trapani, che diventa Corso Siracusa, che diventa Corso Lecce, che diventa corso Potenza. Non so perché sia così, so che i dogmi possono essere digeriti, è un esercizio d’amore.

So anche che dietro la tua razionalità si nascondono tanti minuscoli dettagli che tradiscono la tua passionalità, il tuo saper mettere da parte, qualche volta, la ragione. So che non si sale la scala principale di Palazzo Nuovo, che non bisogna assolutamente raggiungere la vetta della Mole, che occorre strofinare il dito di Colombo  o dare una strizzatina col piede agli ammennicoli in mostra di quel bel toro in piazza. Tutto per passare un esame, quando alla fine, se davvero tu fossi così fredda e razionale, basterebbe studiare, no?

Nascondi con sobria noncuranza pezzi di storia in moltissimi angoli, come i miei bigliettini nelle tasche della giacca. La discrezione è la tua eleganza. Sei dimessa, indossi con rassegnazione il grigio del tuo cielo invernale, ti esponi con stoico coraggio alle inaspettate canicole estive, ascolti con pazienza i pregiudizi intorno alla tua presunta glacialità. Non sei algida, sei solo composta quando serve.

Che poi, sei anche piena di colori diversi dal grigio, sfido Pantone a farsi un giro al Baloon. Trabocchi di slanci artistici che non siano le industrie e le banche con cui le persone noiose che amano affibbiare etichette per sport ti hanno rubricata per decenni. Secondo me ti sei slacciata con un certo gusto queste catene, per prendere in mano pennelli, colori e bicchieri di amaro per brindare.

Hai anche una mongolfiera attaccata a terra, che fa un movimento solo. Ti porta sufficientemente su da assumere una nuova prospettiva, ma poi basta, giù di nuovo a terra, nella realtà. Torino, io sono proprio come il tuo pallone. Se la corda non c’è, niente volo.

Sei fatta di molto e di molti.  Sono torinesi le madame impellicciate nei dehors delle piazze, sono torinesi le suorine cingalesi coi veli bianchi e svolazzanti, sono torinesi i clochard protetti dai portici, sono torinesi i venditori dei mercati rionali, sono torinesi gli universitari che riempiono Sansa, sono torinesi i venditori di piccole moli magnetiche davanti alla Mole -quella vera, sono torinesi i vecchi che leggono La Stampa sulle panchine nei parchetti, sono torinesi tutti gli scrittori che parlano di te, i registi che ti raccontano, sono torinesi i bambini che vanno in gita al Museo Egizio.

Torino, posso essere torinese anche un po’ io?

45 pensieri su “Torino, posso essere un po’ tua?

  1. Opps … è partito il messaggio prima di finire di scrivere!!! Ora mi hai messo ancora più curiosità con questo post e la foto a un che di suggestivo, forse il colore del cielo. L’hai fatta tu o presa dalla rete?

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  2. Ero a Torino nei giorni immediatamente successivi alla Pasqua e ho visto all’ingresso di una libreria questa frase di Umberto Eco: “Senza l’Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa cosa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa”. Condivido con te la passione per questa città, ma non posso vantare nessuna prossimità, né genetica né topografica. Credo che magari non sia la più bella città d’Italia ma certamente la più significativa. Ed infine è la città che ha dato i natali a Primo Levi. Grazie per questo elogio.

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  3. Pur non essendo torinese ma di Biella, amo Torino come fosse mia. Credo sia proprio la città a creare questo senso di comode pantofole, nessuna fretta, la copertina di lana, lo scialle, il cugino che arriva per un te, le passeggiate nei parchi.
    Bella descrizione la tua, l’ho ritrovata tutta la Torino che amo.

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  4. Torino…la mia meravigliosa città… Io ci sono nata e ci ho vissuto fino a 40 anni ora vivo vicino a Ferrara altra bellissima città, ma Torino è sempre nel cuore, i miei vivono ancora li e ci torno ogni tanto con piacere, anche se negli ultimi anni è cambiata molto, e ora abituata ad una realtà diversa preferisco guardarla da ospite…per poi tornare nella mia amata campagna ferrarese…cmq Torino rimane sempre una meravigliosa città tutta da scoprire con tanti tesori nascosti…

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  5. Che delizia il tuo scritto! Si Torino è una città deliziosa. L’ho vista crescere trasformarsi uscire dal grigio e colorarsi tutta. Città piena di capolavori, musei, case deliziose. Sono felice di averti come concittadina, un onore. U abbraccio grande

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  6. Ci ho vissuto due anni soltanto durante l’Università e la sento più “casa mia” del posto dove sono nata (tanto che ora mi sento in esilio). Qualcosa che non si può capire finché non ci sei dentro, davvero. Bel post

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  7. Se io fossi Torino mi sentirei lusingata di una appassionata dichiarazione d’amore come questa…
    Mi hai fatto venire voglia di vederla questa stupenda città che non ho mai visitato!

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  8. … non sono di Torino, vivo in provincia non molto lontano da lì… ho lavorato più di dieci anni a Torino, facendo la pendolare, prima ho fatto l’università… adoro Torino in ogni suo angolo, l’aria che si respira in ogni stagione… hai scritto esattamente quello che provo io per questa splendida città… ad amarla così un pochetto siamo sue anche noi! 😉

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  9. Non sono stata mai a Torino ma ho imparato ad amarla grazie proprio ai tanti contatti torinesi che, non so per quale motivo, sono il gruppo maggiore tra le mie amicizie, nonostante io sia veneta. Mi farei adottare anche io. Che scritto bellissimo Chiara. Come sempre.

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