…se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira…- leggeva un volontario, mentre gli astanti, seduti in cerchio sul prato accanto a lui calavano impercettibilmente lo sguardo, richiudendolo attorno all’intima vergogna di aver, prima di uscire per andare lì, urlato perché i bambini si mettessero le scarpe o il coniuge uscisse finalmente dall’unico bagno.
Quando il lettore ha smesso di parlare, la sua voce ha compiuto silenziosamente gli ultimi rimbalzi dentro gli occhi bassi dei presenti, rivolti ai sandali indossati in questa estate che non c’è.
L’amore comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro come parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io avrei desiderato.
E giù lo sguardo di tutti fino all’accenno di ulcera alimentato dallo stillicidio di impazienze quotidiane. Da tutti i “metti in ordine i giochi, che alla fine te li butto”, “è ora di andare, forza, in fretta, viaaaa”, “fai questo, immediatamente”.
Esaurita l’eco dei sensi più che di colpa di consapevolezza, è stata l’ora di rialzare appena appena lo sguardo e, come in un gruppo di autoaiuto di alcolisti in cerca di redenzione, ognuno ha fatto pubblica ammenda del fluire quasi incessante delle sue piccole intemperanze quotidiane, a liberarsi di un fardello comune.
È stata la volta dei vari “mio marito arriva tardi e non si rende conto di tutto quel che ho fatto io nella giornata coi tre bambini“, “mia moglie arrivo a casa ed è già incazzata con me, senza neanche avermi ancora visto”, “mia moglie perdona molto più ai bambini che a me”, “pensavo di essere più paziente, con l’arrivo dei bambini non so dove sia finita quella tranquillità che credevo di avere“, “non è facile stare calmi con tutto quello che c’è da fare in una giornata“ e tutte le infinite variazioni sullo stesso tema.
Finché la parola è arrivata ad una coppia composta da un bell’uomo alto e una donna più minuta.
“A casa nostra, nessuno dei due lavora“, ci spiega lui, visibilmente emozionato “passiamo l’intera giornata insieme“. Gli astanti non fanno nemmeno in tempo a figurarsi tutta intera nella mente l’orrenda immagine di lunghe giornate di scazzi da convivenza forzata che lui continua “ed è grazie a mia moglie, alla sua pazienza, che tutto va così bene“. Colpo di scena.”Io ho un caratteraccio” prosegue, trattenendo le lacrime “perché sono spastico dalla nascita, cammino male e sono stato molto arrabbiato per questo, ma grazie a lei tutto va a posto, tutto si riesce a fare“.
Ed è lì che gli sguardi si sono sollevati tutti dalle minuterie delle proprie insoddisfazioni tenute in gola a sobbollire, per guardare alla bellezza di quell’uomo e di quella donna, del loro semplice stare insieme con gratitudine. Per riconoscere un amore.
E non c’è niente da fare …. l’amore è quel primitivo e “banalissimo” sentimento di cui non se ne può fare a meno. Ma siamo sicuri che l’erba del vicino è davvero più verde della nostra?
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oh no, anche il nostro giardino ha un’ottima dotazione in clorofilla 😉
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Non avevo nessun dubbio 😉
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però questi due erano meravigliosi, hanno riportato tutta la faccenda su un altro livello
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“l’altro” o “gli altri” servono soprattutto a questo
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vero vero
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Mi hai fatto venire i lucciconi!
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e loro a me 🙂
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Eh…immagino!
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riconoscere l’amore…immagino che sia la strada…
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fortuna che ogni tanto ce la facciamo a intravederlo (quando in verità ce l’abbiamo costantemente accanto)
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la quotidianità purtroppo è liquido altamente corrosivo…
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e come si dice dalle mie parti: bella lì!
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belli davvero questi due…a una prima occhiata potevano apparire “diversi” perché stranamente assortiti, mai avremmo sospettato fossero così significativamente diversi come profondità d’animo!
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Pazienza: virtù chiave, che va oltre alla bontà-pietà-comprensione ecc. spesso fonti di retoriche ipocrite. Il problema: non basta dirselo. Non ci si improvvisa pazienti. La pazienza richiede un esercizio e una preparazione assimilabili a una disciplina sportiva. In un certo senso, è un esercizio anche fisico. E queste, le nostre, ahimè, non sono latitudini zen 🙂
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Pazienza: virtù chiave, che va oltre alla bontà-pietà-comprensione ecc. spesso fonti di retoriche ipocrite.
Il problema: non basta dirselo. Non ci si improvvisa pazienti.
La pazienza richiede un esercizio e una preparazione assimilabili a una disciplina sportiva. In un certo senso, è un esercizio anche fisico. E queste, le nostre, ahimè, non sono latitudini zen 🙂
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sono d’accordo con te Guido, mi sa che devo informarmi sulle tecniche di allenamento più efficaci per pomparla un po’ la mia, di pazienza
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La pazienza è un freno che si dà a se stessi, bisogna conoscersi bene per riuscirci. Spesso ha come compagna la rinuncia…
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La pazienza si impara da bambini: imparare ad aspettare il proprio turno per parlare, l’orario per mangiare, per dormire …
Io ho trovato che fare un bel respiro profondo, spesso rimette le cose al “giusto posto”. Ti permette di avere quella frazione di secondo per chiederti: “Cosa è meglio per me in questo momento? Arrabbiarmi o pensare a una soluzione alternativa?” Thomas More ha detto: “Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa vere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”. Buona serata.
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