Zibaldone (parte terza)

Raccolgo qui, più che altro per non dimenticarle e creare una specie di backup, alcuni racconti di vita domestica, già affidati in passato allo status di fb. Qui la prima puntata e qui la seconda.

– Mamma, ma tu hai tanta o poca pazienza?-
– Mah, qualche volta tanta qualche volta poca…che ne dici tu?-
– Secondo me ne hai più poca che tanta-
– Tipo quando?-
– Tipo quando ti arrabbi se non mettiamo la giacca-
– Beh, ve l’avevo detto quattro volte, alla quinta mi sono arrabbiata-
– Mamma, ma tu diccelo sempre piano, anche alla quinta volta-

(quando si dice settanta volte sette)

(Aprile 2016)

Confesso che ho una capacità di acconciare i capelli inferiore a tutte le femmine della mia specie.

La mattina talvolta confeziono delle treccine abbastanza orribili che fanno inspiegabilmente la gioia di Signorina A e Mademoiselle C.

Ieri sera, quando se le sono sciolte, le mie treccine sbilenche foriere di gratuita felicità, i capelli apparivano come tenere scope di saggina.

A un certo punto, ecco che le ho sentite proclamare orgogliose allo specchio:
“Guarda che capelli tutti disordinati! Assomiglio tantissimo a mamma!”
“Sì, guarda, anche io con tutti questi ciuffetti per aria..ho i capelli proprio come lei!”

(quando si dice essere amati per quel che si è)

(Maggio 2016)

– Miss T, quanto è profondo il mare?-
– Adescio-
– Quanto?-
– Adescioooooooooooooo-

(confusioni avverbiali)

(Maggio 2016)

Mentre la cena si sta cuocendo mi metto in soggiorno a fare qualche esercizio a corpo libero.

Passa distrattamente Miss T, impegnata in un gioco a tre che si sta svolgendo nella stanza delle bambine. Si ferma, mi guarda mentre abbozzo qualche crunch inverso indossando scadenti pantaloncini color porpora.

-Mamma, coja fai? Tu debi sctare in cucina a peparammi la pappa-

(quando le donne sono le peggiori nemiche delle donne)

(Maggio 2016)

– Mamma lo sai che, se ti fai le trecce la sera e poi dormi, la mattina ti svegli coi capelli a gobbe?-

(rudimenti di hairstyling)

(Maggio 2016)

Discorsi fanta anatomici.

Signorina A: “Ma cos’è il calcagno?”

Mademoiselle C:”Qui, guarda: è il mento del piede”.

(Maggio 2016)

Dopo essersi spartite i ruoli di regina, principessa e pricipessina si rivolgono a me:
– Mamma, facciamo che tu nel gioco eri la serva-

(quando fiction e reality si fondono in un unico genere)

(Maggio 2016)

– Mamma, quante parolacce sai?-
– Parecchie-
– Non ci credo-
– Perché?-
– Perché non le usi mai-
– Certo che le so e qualche volta le uso-
– Quando?-
– Quando serve-
– Dimmele, così me le scrivo-
– No, i bambini non le devono mica usare-
– E perché?-

Si accettano suggerimenti (se possibile alternativi a “cazzo-ne-so”)

(Maggio 2016)

Incontro per strada un’amica che si sposerà tra un mese. Scambiamo qualche battuta, poi ognuna per la sua strada.

– Mamma, perché le hai detto “buoni preparativi”?-
– Perché si sposa tra un mese-
– Ah…e l’ha già scelto?-
– Cosa? Il vestito?-
– No, il marito-

(dettagli secondari)

(Maggio 2016)

– Papi, ma quando si va in cielo dove si dorme?-
-Mah…forse sulle nuvole-
-Ah-

-Papi?-
-Eh-
– Le nuvole sono fatte di vapore, mi sa che se ci si sdraia si cade giù-
– Giusto, hai ragione-
-Credo sulle nuvole ci siano delle cose su cui appendersi per dormire senza cadere-

(il sonno oltre la vita)

(Giugno 2016)

– Mademoiselle C, da grande quanti figli vorrai?-
– Nessuno-
– Oh, non ti piacciono i bambini?-
– No, non mi piacciono i mariti-
– E papà?-
– Che c’entra, papà è già sposato-

(Giugno 2016)

– Mamma, ma moriamo proprio tutti?-
– Beh, sì, prima o poi-
– Ma anche Gesù è morto?-
– Sì. Poi è risorto-
– Non è giusto –
– Cosa non è giusto, Mademoiselle C?-
– No, dico, perché solo lui, scusa, anche io voglio risorgere-

– Mamma? –
– Eh?-
– Ma secondo te perché Gesù è risorto adulto?-
– Non saprei, non ci ho mai pensato-
– Io voglio morire da vecchia e risorgere bambina –

(mo’ me lo segno)

(Giugno 2016)

Da una conversazione dei nonni con Miss T, inossidabile estimatrice dell’allattamento materno, sin dai primissimi istanti di vita.

– Miss T, poi anche tu da grande andrai a lavorare come fa mamma-
– Sci-
– E quando ci andrai?-
– Quando mi cresciono le tette-

(quando si dice costruirsi una solida professionalità)

(Giugno 2016)

– Mamma, ma esistono anche le donne che giocano a calcio?-
– Sì, sì, esistono eccome, si chiama calcio femminile-
– Ah-

– Mamma? Perché non si vedono mai alla tele le femmine che giocano a calcio?-
– Eh, non so, Signorina A, forse sono considerate meno interessanti-
– Ah-

– Mamma?-
– Oh-
– Come si soffiano il naso i calciatori?-
– Fanno una schifezza in cui smoccolano direttamente dalla narice a per terra-
– Ah-

– Mamma? –
– Dimmi, Signorina A-
– Secondo me le femmine che giocano a calcio usano il fazzoletto-

(gli Europei di calcio a casa nostra)

(Giugno 2016)

Quando morì mia nonna Gina, Signorina A e Mademoiselle C erano proprio piccoline. Alla notizia “La nonna Gina è andata in cielo”, commentarono “C’era il vento?”.

Quando è stata la volta di “Bis”, aka la nonna Giovanna di Stefano, chiesero “Ma l’hanno trovata poi la scala con cui è salita su?”.

L’altro giorno, Signorina A m’ha raccontato della dipartita del gatto di una vicina: “Mamma? Ma sai cos’ha fatto? Era talmente affezionata al gatto che non voleva lasciarlo andar via. Così ha scavato una buca in giardino, ce l’ha messo dentro e poi l’ha coperto di tanta tanta terra, così col cavolo che riesce ad andare in cielo”.

(Giugno 2016)

– Cavoli, come siete belle con questi vestiti…sembrate quasi delle ragazzine! Ma io vi vorrei bimbe ancora per un po’-
– Mamma?-
– Dimmi, Signorina A-
– Io non so come si fa a crescere piano-

(Giugno 2016)

Mademoiselle C, sei anni e mezzo di ferreo senso della giustizia, mi ha fatto oggi ben due ramanzine.

– Mamma, scusa, cosa proveresti tu se fosse papà a dirti che stai male con un tuo vestito?- mi ha apostrofato molto seria mentre tentavo di dissuadere il signor Papici dall’indossare una canottiera proveniente dagli anni ottanta.

– Mamma, guarda che loro sono come noi, parlano solo un’altra lingua. Devi essere contenta se loro lo sono- quando gufavo contro la compagine tedesca, insopportabili primi della classe anche in ambito calcistico.

Morale: non esagerare nell’inculcare sani principi alla figliolanza. Potrebbero ritorcercisi contro e saranno il metro con cui valuteranno la nostra incoerenza.

(Luglio 2016)

Salutiamo il mare passando dai monti e, mentre scendiamo verso pianura, l’abitacolo viene invaso da un sottile ma intenso profumo come di tigli in fiore, che si spande potente dai boschi intorno.
Signorina A smette improvvisamente di cantare, per richiamare entusiasta la mia attenzione: “Mamma, mamma, lo senti anche tu? C’è profumo di libertà”.

(Luglio 2016)

Tornando tutti e cinque verso casa, Signorina A accelera e ci precede salendo la prima rampa di scale di pietra.

La ritroviamo poco dopo che ci aspetta seduta ai piedi della grande casa gialla che sbircia dall’alto il mare in bonaccia.

– Mamma, papà, fermatevi qui davanti insieme- ci dice solenne.

Apre le manine e ci offre in dono con una sua seria sacralità una pigna e un mazzolino di bignonie arancioni recise dal vento.

– Ecco, papà e mamma, vi auguro l’estate-

(Luglio 2016)

15 pensieri su “Zibaldone (parte terza)

  1. Amore infinito. Ho letto le tre parti tutte d’un fiato, sorridendo ininterrottamente tra tenerezza e stupore. Sarai anche robusta e con i capelli arruffati, ma per avere tre cucciole così, come mamma devi essere una bomba ;D

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