Eravamo io, Ovidio, Hawking e Trump

Un pomeriggio come gli altri, di ritorno dalla giornata di lavoro, ascolto alla radio uno dei miei programmi di culto, dove a un certo punto della programmazione, si leggono ad alta voce dei classici della letteratura di tutti i tempi.

Non so cosa stiano leggendo in questo periodo. Guido e non faccio grande attenzione a quel che sto sentendo, finché giungono a quella parte cosciente del mio cervello le seguenti parole (questa in effetti non è la traduzione che è stata letta alla radio, ma il senso si coglie pienamente).

Sulla terra, comune a tutti prima, come la luce del sole
o l’aria, il contadino tracciò con cura lunghi confini.
E non si pretese solo che questa, nella sua ricchezza,
desse messi e alimenti, ma si penetrò nelle sue viscere
a scavare i tesori che nasconde vicino alle ombre
dello Stige e che sono stimolo ai delitti.

Comincio a chiedermi con insistenza chi abbia potuto avere l’intuizione che apparenta lo Stige, il potente e scuro fiume infernale presente nella mitologia greca e latina, in Dante e nelle mie reminiscenze scolastiche, coi giacimenti petroliferi. Come mai non mi era mai venuto in mente? Costui è davvero un genio, penso tra me e me.

Non mi do pace, finché, grazie al web, scopro che si tratta del primo capitolo delle Metamorfosi di Ovidio, fu scritto prima della nascita di Cristo e non parla del petrolio, ma dei giacimenti di ferro.

Mi sconcerta quanto sia profetico.

Ovidio prende così a braccetto Hawking, nella mia testa. Parlottano di cambiamenti climatici, di accordi internazionali. Alla fine non possono che approdare a Trump.

Senti, io ci ho provato a convincerlo sai, ma la scienza gli piace poco– dice l’uomo di scienza, un po’ sconsolato.

Posso provarci io, con la poesia, ma non mi sembra il tipo che apprezza– fa l’elegiaco allargando le braccia.

Poi si girano tutti e due, prendono a guardarmi strano.

Oh, no, no non guardate me, mica Trump legge Erodaria

Donald, ci provo. Visto che a quanto pare la sera fai zapping e guardi documentari di serie B dove parlano di attentati svedesi mai avvenuti, magari ti piace talvolta cazzeggiare sul web e leggerti qualche blog di nicchia.

Dai retta a me, se ti tocchi il ventre scoprirai che lì da qualche parte sotto sotto (non così sotto, dai Donald, non ammiccare che mi viene la nausea) possiedi una cosa che si chiama coscienza. Non so esattamente se sia delle stesse tonalità delle acque dello Stige o dell’oro texano o se sta ancora nelle tonalità del grigio. Se Sant’Agostino aveva ragione e Quelo torto, quella roba lì, la coscienza, dovrebbe intimamente suggerirti di firmare l’accordo di Parigi. Se invece è Quelo ad avere ragione e il tuo Stige ti sta dicendo tutt’altro, tu fregatene e firma comunque. Noi comuni cittadini, devi sapere, firmiamo per moltissime cose che ci paiono giuste. Petizioni, referendum, proteste formali, richieste. I nostri minuscoli nomugnoli finiscono in liste infinite, insieme a migliaia di consimili e spesso non servono a nulla. Invece il tuo di nome ha un peso specifico in questo momento superiore a quello della maggior parte di noi, che, tuttavia, abitiamo incidentalmente nel tuo stesso luogo. In un infinitesimale parte di Universo in cui stai anche tu a decidere per noi e per tutti quelli dopo di noi. Che poi i minatori di carbone della West Virginia, dai retta a me, li puoi tranquillamente riconvertire a manutenere pale eoliche e pannelli solari. Secondo me se vedono un po’ di sole e prendono un po’ d’aria, capace che sono pure più felici di rivotarti.

Ehm, Chiara, veramente…– mi interrompono Ovidio e Hawking.

Che c’è, ragazzi? Sono sul più bello, dai, lasciatemi andare avanti

-Veramente volevamo solo suggerirti di andare a lavorare in bici

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