Una voce mi chiede dove vivi? mentre passeggio su una strada secondaria.
Per la via non c’è nessuno, solo  un mucchio d’inverno ancora nell’aria.

Chi mi interroga è una voce che viene incredula dal mio interno,
non si dà pace che non sappia i nomi delle vie, forse potresti annotarli su un quaderno.

Cammino tra le case di non so quali abitanti
Non so nomi, visi, abitudini, storie, vizi, cuori infranti.

Non incrocio sguardi, non sgancio sorrisi in giro
sembra una specie di deserto, non fosse che non c’è sabbia a tiro.

Dove vivi, allora? se non in queste strade che sono intorno alla tua casa?
dice questa voce che da qualche parte di me non so come è evasa.

Vivo tra le cinque porte della mia utilitaria color pulcino
vivo in un ufficio fino a sera dopo che ci sono entrata al mattino
vivo tra le corsie di un ipermercato
vivo nelle sale d’attesa del dottore, nelle file per prendere un gelato
vivo tra i pensieri di chi mi porterà fuori a cena
vivo troppo poco dove si spinge un’altalena
vivo nelle storie che leggo
vivo tra i sogni che proteggo
vivo nelle mie preoccupazioni
vivo tra i desideri di maglie e pantaloni
vivo in progetti di autostima e planetaria utilità
vivo in salvifici bagni di umiltà
vivo a semafori di lavavetri e monetine
vivo nei baci delle buone notti e delle aspre mattine
vivo nel passato che ho vissuto e nei bivi che ho sbagliato
vivo in un futuro che mi manca ancora aver identificato
vivo nei cavoli a cena e nel tè verde a colazione
vivo in un tronco solido e farfalline a profusione
vivo nella fretta, negli elenchi, nella disperata organizzazione
vivo in rari arcobaleni e minuscole bolle di sapone
vivo sapendo qualcosa e tutto il resto invece no
vivo e tengo strette le domande e le risposte mica ce le ho.