In fila al supermercato, cassa prioritaria.
È il turno di una donna, che dispone con metodo i suoi acquisti sul nastro trasportatore: i prodotti freschi davanti, destinati alla sporta più piccola; prodotti da forno, prodotti per l’igiene personale e della casa più indietro; tra pochi secondi li riporrà nella sporta grande blu. Mentre la giovane cassiera con i capelli lisci perfettamente tagliati sta occupandosi del conto della famiglia davanti alla donna, la collega alle sue spalle attira la sua attenzione per indicarle un punto preciso della fila di carrelli che nel frattempo si è formata davanti alla cassa prioritaria. La giovane cassiera si alza, guarda le retrovie della fila, individua qualcuno di cui cerca di attirare l’attenzione senza successo.
Mentre la giovane cassiera si risiede e consegna il resto alla famiglia che ha appena terminato la spesa, la donna le chiede se abbia bisogno di comunicare con qualcuno della fila.
– Sì, c’è una signora laggiù che ha la priorità-
La donna allora torna indietro nella fila fino al carrello di una coppia, marito e moglie, che indovina di età compresa tra i settanta e gli ottanta anni. La donna respira con l’aiuto di una bombola che il marito l’aiuta delicatamente a trascinare. Sono increduli, stanno per saltare una fila di almeno altri quattro avventori.
– Ma no, signora, finisca almeno lei la spesa- dice la signora con la bombola alla donna che l’ha invitata ad avvicinarsi.
È pettinata con cura, si intuisce una finezza di cuore dietro al colorito spento. Ha uno sguardo misto di imbarazzo e rassegnazione. Avrebbe voluto fare la fila, lo si capisce. Avrebbe voluto che il suo problema di salute risultasse invisibile, come l’aria compressa che le permette di respirare.
– Si figuri, è un suo diritto- le risponde la donna, spostando indietro la sua spesa sul nastro trasportatore, mischiando maldestramente i freschi con tutto il resto. Ci penserà a casa a dividerli.
Il marito, dopo aver aiutato con attenzione la signora a raggiungere l’altra estremità della cassa, porge in fretta un articolo dopo l’altro alla giovane commessa. Ogni tanto sorride alla donna che gli ha ceduto il posto. Vuol fare in fretta, per non gravare troppo sull’economia del suo tempo. Lascia nel carrello tre casse d’acqua e un cartone intero di latte a lunga conservazione. Forse non potranno uscire di casa nei prossimi giorni.
Paga velocemente il conto, si direbbe che voglia annullare in fretta le conseguenze del diritto di priorità generato dalla malattia della moglie. La moglie lo guarda, prende in mano un articolo dopo l’altro, ma lo riposa subito, incapace di riempire le sporte. Il fiato, quando manca, ti toglie anche il resto.
Salutano con gentilezza, ringraziano entrambi, sorridendo timidamente. Quando sono già lontani di qualche metro, il marito torna indietro. Si abbassa all’orecchio della donna, le dice piano: “Lei è un angelo”.
Lei sorride imbarazzata, sa di non esserlo. Abbassa lo sguardo, sa di avere semplicemente fatto il suo dovere. Ha compiuto un normale gesto di civiltà: riconoscere un diritto a chi legittimamente lo possiede. Mentre ripone la sua spesa nella sporta piccola e in quella grande blu sente qualcosa che la solleva impercettibilmente da terra. Senza che lo meritasse, quell’uomo le ha appena messo un paio di ali sulla schiena.
Che storia bella e triste. E raccontata bene 🙂
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hai ragione, c’è qualcosa di triste (forse la parte veramente triste è che basta essere gentili per essere angeli?); grazie, mezzatazza ❤
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Per come la vedo io, la parte triste è la malattia che rende l’aria un bisogno evidente e non un soffio garantito. È triste come si sente la signora. Il resto è bello, specie per come l’hai saputo dire tu.
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sì, hai ragione tu: quella è la parte decisamente più triste
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Bellissimo post
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grazie, ne sono felice!
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Che bello, sei bravissima 😊
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grazie Susanna, che piacere!
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Ok, mi sono commossa. meravigliosa.
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❤
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❤
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Che ci vanno occhi speciali, per trovare la poesia alla cassa di un supermercato (ma tu lo sai che sono di parte) ❤
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Oh, lo so che hai un debole per le file al supermercato!
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I miei momenti migliori li vivo lì.
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che finale stupendo, Chiara. Mi ha ricordato quelli della Tesio.
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grazie Alessandra, son contenta ti sia piaciuto!
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Mi hai commosso. Grazie.
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Dovrebbe essere normale, giusto, nulla di eclatante… invece sembra che avere un certo senso civico del dovere sia straordinario al giorno d’oggi.
Quello che hai scritto è molto bello, anche se in effetti ti lascia quel fondo amarotico in bocca, la consapevolezza che le cose non stanno andando esattamente per il meglio.
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mi piace come hai scritto questo articolo. brava!
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❤
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