Mi disarmo, non ho altri modi che rappacificare il mio cuore.
Sono profondamente inquieta e non ha a che fare solo con la pandemia o con la guerra, ha a che fare con la fatica del diventare grande e la mia cecità di fronte al senso profondo della vita.
Però oggi mi disarmo di questa inquietudine, che risuona male nella mia cassa toracica e espande la sua cattiva vibrazione anche fuori di me.
Depongo le armi con cui mi faccio male.
Depongo a qualche passo da me l’insoddisfazione. La sua presenza è naturale, ma non lascio che mantenga un contatto continuo con la mia pelle. La vedo, non mi lascio toccare.
Depongo la paura del futuro, la sua indeterminatezza mi riguarda come ogni creatura vivente, né più né meno. Sto dove sono, depongo ogni pre-visione. Depongo dalle mie spalle il peso di non conoscere il futuro.
Mi disarmo delle mie lenti di rimpicciolimento della realtà. Non so nulla degli altri, li guardo da troppo lontano; smetto i miei piedistalli, depongo il desiderio che le loro mancanze riempiano i miei buchi.
Mi disarmo delle pretese del mio ego, depongo quanto desidera per me chi, dentro di me, non sono io.
Preparo la pace nell’unico posto dove posso realizzarla, che non è un territorio facile, ma se non lo faccio io non ci saranno che minuscole e continue guerre, dentro e fuori da lì.
Tutto mi sembra sbagliato, tutto proprio tutto. Ma lavorerò per deporre anche questo scoramento profondo. Mi disarmo della mia disperazione. Spero nella giustizia, prego per la fine della guerra, preparo il mio cuore alla pace.
Mi unisco a te nella speranza della pace. Un abbraccio.
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