Flash mob

Sarà perchè finchè non trovo un aggeggio triplicatore di me stessa genererò minuscoli ma soprattutto maiuscoli piagnistei, bronci, lagne infinite, recriminazioni presso almeno una delle mie figlie a rotazione.

Sarà perchè ogni stilla che esce dai loro bulbi oculari mi si va direttamente a conficcare nella bocca dello stomaco, a formare grappoli di varici lacrimose all’interno della mucosa gastrica.

Sarà perchè ogni lamento ha l’effetto di una lima sui miei fasci neuronali periferici e, no, io non mi limito alla nail art. Io mi piallo anche i nervi.

Sarà, piuttosto, perchè è una verità assoluta che vale per tutti.

Fatto sta che mi pare davvero difficile trovare qualcosa di migliore al mondo della risata di un bambino.

L’altra sera io e Miss T (che a diciotto mesi presenta già un discreto senso dell’umorismo) eravamo impegnate nelle procedure di addormentamento reciproco. Io sdraiata supina e lei su di me prona a pelle di leopardo. Cheek to cheek. Il suo cuore rimbombante nella mia cassa toracica.
Nella penombra vedo che lei si porta una mano alla bocca e comincia ad assaggiare il pollice. All’inizio è circospetta, poi lo succhia con trasporto. Sulle prime non riesce a sincronizzare la suzione e il dito le sguscia via dalla bocca un paio di volte. Dopo pochi secondi, ha il pieno controllo della situazione.
Osservandola, vengo immediatamente investita da quel fenomeno inspiegabile per il quale ogni genitore, indipendentemente dall’età, razza, religione, orientamento sessuale, numero di figli, nazionalità, livello di scolarizzazione, professione, collocazione spazio-temporale, guarda un qualsiasi progresso del proprio rampollo come se fosse il primo essere umano ad aver raggiunto quel traguardo. Un piccolo passo per Miss T, un grande passo per l’umanità. Nessun essere umano negli ultimi 200 milioni di anni, nessun austrolopiteco, uomo di Cro-Magnon o homo neanderthaliensis l’ha fatto prima di lei. Sono pervasa da quell’inspiegabile e totale sorpresa che solo un genitore di fronte a una normalissima tappa evolutiva del proprio figlio può provare.

Con tono di bonario e melenso rimprovero, le sussurro: “Miss T, cosa stai facendo?”.

Lei mi guarda di sottecchi e risponde un serafico “Pipì”, portando alla luce un evento appena accaduto nel segreto del suo pannolone.
Cioè, mentre io cadevo preda dell’ancestrale stupore di fronte al suo avanzamento evolutivo, lei stava silenziosamente attivando gli strati super-assorbenti e le barriere proteggi pipì.

L’equivoco suzione/minzione mi fa scoppiare in una fragorosa risata, che contagia Miss T. RIde così di gusto che mi fa ancora più ridere. Così rido ancora e lei ride ancora di più. Non riusciamo a smettere. La sua panciotta cicciosa rimbalza sul mio torace, facendomi un massaggio cardiaco ristoratore. Il sonno alla fine riesce ad addormentare le nostre risate. Il suono irresistibile del riso di Miss T cancella la stanchezza della mia giornata, delle mie giornate. Scioglie i grumi di lacrime che si annidano nel mio stomaco, allenta le mie terminazioni nervose.

Vorrei fosse possibile organizzare un flash mob globale. Pensa che figata riuscire a far ridere contemporaneamente per un minuto tutto l’esercito di stelle nane del mondo. Far sganasciare dalle risate insieme tutti i bimbi. Dico che se succedesse, tutto lo xanax finirebbe negli scarichi del cesso di tutto il mondo per la gioia di tonni, mitili e merluzzi; lo shopping compulsivo non avrebbe più ragione di esistere; le nervrosi evaporate; persino Gianni Rodari resusciterebbe una mezzoretta per scriverne una poesia.

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11 pensieri su “Flash mob

  1. Il fatto che abbia dovuto googlare per capire cos’è lo xanax mi fa sentire abbastanza fortunata, ma in effetti anch’io ho uno xanax personale che posso ogni tanto riguardare e riascoltare e anche questa è una bella fortuna, specie in certi momenti, ma sono d’accordissimo. la risata di un bambino, anche più grande, anche quella deo ragazzi, sono dei veri toccasana 🙂

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