Elenco delle cose che dovresti assolutamente far accadere nella tua vita se vuoi mantenere un accettabile stato di benessere o quantomeno una manciata di dignità umana:
1. Non presentarti al lavoro con una maglia recante un’evidente scia di deiezioni nasali sulla spalla. Se possibile, almeno, non farlo per due giorni di fila prima di rendertene conto.
2. Non dimenticarti di una riunione Skype interplanetaria il lunedì mattina, per poi trasalire quando d’improvviso vedi sullo schermo che venti persone ti stanno chiamando. E soprattutto, nel momento in cui attivi la webcam, fai in modo di non indossare la maglia di cui al punto 1.
3. Fai in modo che nessun fattore esterno interrompa in maniera cruenta il tuo sonno e in special modo le fasi più profonde.
4. Consuma i tuoi pasti con tranquillità, prenditi tempo per ogni boccone, mastica con metodo, conversa serenamente coi tuoi commensali.
5. Organizza la tua vita lavorativa con meticolosità e attenzione. Solo così non sarai investito dalle scadenze, sopraffatto dall’ansia e sotterrato dalle figure di merda coi tuoi superiori.
6. Trova il tempo per fare almeno una cosa che ti piace alla settimana. Se non ce la fai, la cadenza semestrale sarà comunque accettabile.
7. Non aderire all’ora legale, come gesto di disprezzo nei confronti del sistema.
Nessuna raccomandazione contenuta in questo ettalogo trova realizzazione nella mia vita attuale, ovviamente, con buona pace del mio benessere, i cui ultimi frammenti sono stati accuratamente raccolti in un portapillole fiorato.
Ma il colpo di grazia al mio equilibrio mi è stato assestato da una sempre più adolescenziale Signorina A.
Domenica mattina, Papapì in libera uscita sulle due ruote, un appuntamento alle ore 11 e l’infame ora legale che si è inghiottita la ventiquattresima ora del giorno.
Dopo la 549esima notte consecutiva di risvegli (sì, le ho contate con una formula su Excel, quale migliore dichiarazione di follia latente avrei potuto inscenare?) in fase REM per riaddormentare Miss T, comincio la mia personale corsa contro il tempo.
(il paragrafo che segue va letto a velocità triplicata)
Cambio il pannolone a Miss T, la vesto, le lavo viso e manine. La ripongo sul pavimento, mentre lei prende possesso di fogli di giornali, libri, pentole, scolapasta, contenitori, pennarelli senza tappo, tessere del domino, marionette da dito, riversandole sul pavimento del soggiorno.
Vado a svegliare con dolcezza Mademoiselle C e Signorina A nella loro stanza. Aziono appena la cinghia della tapparella così da far filtrare tre o quattro dolci raggi di sole che accarezzano il viso delle mie deliziose gemelle. Signorina A mi guarda come un condannato il suo boia e mi sussurra tra i denti un ringhio, che traduco in un “Daiiiiiiii”. L’unica ragione per cui usa quel termine e non una parolaccia penso tra me e me è la sua giovane ignoranza. Non appena metterà piede alle elementari, temo il peggio.
Mademoiselle C finge di non aver colto i segni dell’imminente risveglio e si ostina a tenere gli occhi serrati.
Lascio la stanza accordando loro altri dieci minuti di dormiveglia. Vado a preparare la loro colazione, che essendo quella domenicale, presenta connotati extralusso. Per Mademoiselle C pane e marmellata di lamponi, pane e marmellata di fichi; per Signorina A pane e marmellata di fichi, pane e marmellata di castagne. Per entrambe l’attesissima fetta con crema di nocciole. A seguire, latte con pezzi di biscotto, fetta biscottata a tocchetti non troppo grandi e una manciata di cereali. Non cereali qualsiasi, ma quelli del tal tipo- mamma, non ti sbagliare.
Torno a tentare di strapparle dalle insidiose braccia di Morfeo, le trovo dormienti.
Decido allora che è il momento opportuno per centrifugare quei tre maglioni che ho dimenticato in ammollo da venerdì.
Finalmente le giovani si risvegliano.
Le traslo in bagno, una alla volta, in braccio. Tutta le procedure mattutine sono extralusso, la domenica. Seguono due pipì, quattro mani lavate, due visetti ripuliti dal sonno.
Mentre loro fanno colazione, ne approfitto per allattare Miss T.
Quando sono tutte e tre a pancia piena, si mettono a fare un disegno a sei mani con tema pasquale. Miss T viene dotata di un foglio tutto suo perchè ritenuta non in grado di dare un contributo significativo all’opera. Signorina A e Mademoiselle C, invece, convengono con straordinario accordo che per disegnare di Pasqua è necessario partire da Babbo Natale. Ed ecco che compaiono le renne, la slitta e la fantomatica signora Natalia, che saluta il consorte in partenza per la solita notte di lavoro annuale.
Lavo i piatti della colazione, rassetto alla meno peggio lettone, lettino e i due letti a castello. Ripongo tutti milioni di oggetti che Miss T ha sparso per il soggiorno.
Così sono pronta per vestire le due grandi. Le chiamo perchè si scelgano l’outfit domenicale, ma, poichè non ne vogliono sapere di smettere di disegnare il loro Santa Claus pasquale e ormai è tardi, decido di vestirle io, mentre loro si producono in straordinare contorsioni pur di non staccare il pennarello dal foglio mentre infilo loro tutti gli indumenti.
Passiamo poi in bagno per lindare la triplice dentatura.
Mi rendo improvvisamente conto che sono le 11 in punto, così intimo a Mademoiselle C e Signorina A di infilarsi le scarpe e lo smanicato, mentre io faccio lo stesso con Miss T.
Quando è finalmente pronta per uscire Signorina A mi guarda con fredda lucidità. Mi squadra dalla testa ai piedi, costringendo anche il mio sguardo verso il basso. Sono ancora in pigiama.
Ed è lì che, inesorabile, arriva il colpo di grazia.
“Mamma, ma come mai tu chiedi a noi di prepararci, quando non sei in grado di farlo per te stessa?”.
Cinque anni di feroce schiettezza filiale. Mentre serro la mandibola e allontano l’incredulità, penso che già c’è un po’ di Daria anche in lei.
Troppi figli?
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Mai pensato nemmeno lontanamente
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Bellissimo!!!!
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grazie Alessandra 🙂
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