Orgoglio pilifero

Succede sempre. Per quanto uno se lo aspetti, non si è mai veramente preparati.

Quando ricevo l’sms serale dei miei colleghi sportivoni per annunciarmi l’appuntamento della piscina in pausa pranzo per il giorno dopo, entro nel panico. L’aspetto più strambo del fenomeno è che lo sgomento arriva persino se sono io stessa ad inviare quel maledetto uozzappo.
Cazzo, devo depilarmi – mi ripeto in un loop ipnotico per tutta la sera, per evitare che non sopraggiunga in nessun modo l’apocalittica eventualità che io me ne dimentichi e mi presenti in vasca con addosso un insopportabile manto di peli superflui.

Così, presto o tardi nella serata, a far tacere quell’eco maniacoossessivo che risuona nella mia testa, arriva il pietoso ufficio della depilazione. Con scientifica determinazione, mi armo di quattro differenti metodi a diversa efficacia. L’epilatore per gambe e ascelle, la crema depilatoria per quella che grazie a un eccellente eufemismo commerciale è nota come la zona bikini, la ceretta per i baffetti, la lametta per il dove non si sa mai sia rimasto qualche pelo ramingo. Praticamente ho più armi che peli (seeeee, magari).

Dopo così tanto investimento emotivo e certosino, quando in spogliatoio mi metto il costume, lo faccio con una certa folle soddisfazione. Una sommessa euforia impermeabile ai segnali contrari che mi lanciano inascoltate le mie varie smagliature, bucce d’arancia, cellulite e compagnia bella. Tacete, merde, non mi toglierete la felicità di essere glabra.

Ieri, mentre mi inguainavo nel mio olimpionico bicolore, ecco che in spogliatoio entrano due gmilf da combattimento. Due belle nonnazze con look aggressivo e ancora molto da chiedere all’universo maschile. Sono impegnate in una delle più classiche conversazioni frivole da bordo piscina, stanno cioè inveendo contro l’effetto crespo chel’acqua clorata conferisce ai loro capelli piastrati di fresco. Ma ecco che improvvisamente il tono si fa più greve, nella conversazione entra un’imprevedibile nota di mestizia. L’argomento deve essere piuttosto serio. Ma sì, ti giuro, io glielo dicevo di continuo– si lamenta una, scuotendo la testa- e anche i figli han sempre insistito tanto, ma lui…niente di niente, non si convince. Al che, mi prefiguro il rifiuto del marito per esami clinici, probabili gravi malattie, inenarrabili segreti di famiglia. Vabbè, ci proverò a dirglielo anche io quest’estate– interviene l’altra offrendo il proprio aiuto – “Luciano, almeno depilati un pochino le spalle!”

Cioè, fatemi capire, care aranciocrinite compagne di spogliatoio, dopo una vita passata ad annientare i vostri bulbi piliferi, adesso vi scagliate contro quelli dei vostri mariti? Ma non si potrebbe larciarli vivere loro – i peli maschili –  che godono ancora di una certa accettazione sociale?

Per cui mi sento di esortarvi,  o custodi del cromosoma Y, a mantenere intatta la vostra libertà corporale mai come ora minacciata dai terribili attacchi delle case cosmetiche, delle gmilf natanti e dei programmi glam di realtime.

Uomini di tutto il mondo, unitevi! Scendete per le strade, riempite le piazze e sventolate con orgoglio le vostre ascelle ipertricotiche! Dite no all’imperativo muliebre di fare pipì seduti per mantenere intonsa la sacralità della tazza domestica! Rifiutate con deciso disgusto la dittatura della colorazione per capelli! Rivendicate il diritto alla nota di selvatico del vostro acre sudore!

Eddai, su, organizzate la vostra apposita sezione del WWF per proteggere dall’estinzione la vostra maschia e selvaggia biodiversità.

6 pensieri su “Orgoglio pilifero

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