È la stagione editoriale del riordino, pare abbia un enorme potere sulle nostre vite. Prima che arrivasse dal Giappone, questo grande interesse intorno al liberarsi degli oggetti inutili e catalogare quelli utili ce l’avevano già propinato i mobilieri svedesi con la loro mania dell’ogni cosa al suo posto.
Pare che nella filosofia zen il riordino fisico sia un rito che produce vantaggi spirituali, tra cui un incremento della fiducia in sé stessi, un alleggerimento della mente, la recisione di ciò che ci ancora al passato. Sempre secondo questa teoria, mantenere il caos nelle nostre case allontanerebbe il momento dell’introspezione e della conoscenza.
Di fronte alla filosofia zen e alle seducenti scatole svedesi non è che si possa fare molto.
Io sono di quelli, tuttavia, che professano la religione del disordino di nascosto, come una specie di adesione sommessa ad una setta silenziosa e invisibile.
Mantenendo un ordine accettabile negli spazi raggiungibili dall’occhio e dal giudizio altrui, scateno i peggiori istinti confusionari in angoli occulti della mia esistenza. Il baule dell’auto, l’armadietto della palestra, un cassetto della scrivania che ho abbandonato anni fa.
È lì che do voce alla mia opposizione alla noia dell’ordine. È lì che consumo riti nascosti di adorazione dell’entropia universale. È lì che esercito la mia piena libertà dagli obblighi sociali.
I miei vestiti appallottolati nello spogliatoio durante la mia ora di pilates gridano all’universo la mia adesione al caos.
I tappi di plastica rovesciati come coriandoli sovrappeso nel baule della mia Panda annunciano al mondo il mio potenziale creativo, che prima o poi esploderà.
I gadget kitsch che dieci anni di visitatori stranieri hanno portato alla mia scrivania testimoniano da dentro quell’ultimo cassetto che disfarsi del passato e delle sue indiscutibili brutture è mutilare inutilmente e orribilmente una parte di sé.
Se la prozia Ada avesse deciso settant’anni fa di riordinare il suo studio, quand’è morta non avrei mai ritrovato (insieme a decine di tubetti di dentifricio usati e riposti in buon ordine) la corrispondenza densa e appassionata con un fidanzato mai tornato dalla guerra, per dire.
“Stay messy, stay wild”.
io attuo magnificamente la teoria ” ogni posto ha qualcosa”…
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Grande! Alla faccia degli svedesi!
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… il fatto è che ci provo, lo giuro, giuringiurella… ma come PigPen… in tempo zero si attua un’esplosione da invasione barbarica
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E dove la mettiamo la teoria del “nel disordine io trovo tutto”?
Eh eh eh eh ? Come la mettiamo adesso svedesi zen?
Come al solito riusciamo sempre a rompere le regole e convenzioni con sonore contestazioni che, quando non o veniamo risucchiati dai mucchi di informe roba di varie epoche, ci ergono automaticamente a splendida eccezione alla regola.
E poi i ricordi non sempre riescono a stare tutti nella mente e nel cuore, e io non voglio perderli solo perché me lo ha detto un libro o un mobile impronunciabile😠
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ben detto Francesca!
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Io faccio il finto ordinato ma poi i cd non li rimetto nelle loro custodie, e si accumulano tutti sulle mensole, i vestiti poi non ne parliamo, a volte le magliette le metto su di una sedia, solo che poi le magliette sono troppe e la sedia non è più in grado di tenere il peso. E poi sbrocco e rimetto a posto tutto, con la vana illusione che se tutto è in ordine lo è anche la mia vita. Tutto dura due giorni..e poi ricomincio. Io faccio il finto ordinato ma poi i cd non li rimetto nelle loro custodie…. come sopra! Loop!
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Idem, saltando la fase CD perché non ne possiedo, in compenso il mio desktop è un disastro
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Mi becchi in un delicatissimo momento in cui, al consueto disordine, si affianca un’impellente necessità: trovare il posto per il materiale scolastico dell’anno appena finito. E pensare che a settembre inizia la scuola anche la seconda figlia. Poi apri l’armadio e trovi: marsupio, lenzuola della culla, cuscino della sdraietta, fascia porta bebè. E lì ti trovi faccia a faccia con il vero ostacolo al riordino e ai repulisti: la nostalgia 😦
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Penso sia l’unica religione alla quale potrò mai aderire anche io
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Finalmente qualcuno l’ha detto!!!
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Il disordine nei cassetti in fondo è una forma di libertà interiore. E di onestà intellettuale!
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Quante cose mi perdo, ora c’è il riordino. Per fortuna io sto messy, sto wildo!
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Io diffido delle persone rigorosamente ordinate…
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Sante parole. Sante! 🙂
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io li chiamo “i buchi neri”…in casa ne abbiamo parecchi…nascosti…esoterici…ne andiamo molto orgogliosi ma come i buchi neri ci provocano anche una certa inquietudine…
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Oh, finalmente un post di sano sottile umorismo! Liberatorio!
Passando ai contenuti… io, in mezzo a quest’ora di di disordinati che ci sto a fare? Che poi c’è rischio di contagio? Scappo e anche se non ero-d’aria… lo divento
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ERRATA CORRIGE : IN MEZZO A QUESt’ORDA
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Ho letto una volta un articolo che era un elogio al disordine. L’autore argomentava che le case che si vedono sulle riviste sono finte, non sono vissute; le nostre invece sono piene di vita, non certo un catalogo dell’ikea. E comunque questa cosa delle lettere della prozia è bellissima.
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oh mamma come mi sento presa da quello che dici!
sono la donna del casino e solitamente ci vivo bene, ma da qualche giorno sento che mettere ordine mi svuoterebbe la testa da tanti pensieri. peccato che ora come ora non sia attuabile questa cosa, ho un piccolo infortunio a un dito e giorni lavorativi intensi (ponte? quale ponte? sono a lavoro anche oggi) che mi impediscono di appurare se l’ordine esterno possa agevolare quello interno. per ora in casa mia sembra sia esplosa una bomba.
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