Ansia: antidoti e contravveleni

C’è una presenza che del nostro tempo riconosciamo compagna,
le dedichiamo una sacrosanta consapevolezza, ma anche sovrabbondante attenzione.
Cerchiamo di esorcizzarla tramutando in risata un’ eterna lagna
quando piuttosto dovremmo esser capaci di scacciarla con fuoco e forcone.

Ne ho preso coscienza una sera facendo la fila in una farmacia,
ero lì per comprare un antipulci per la gatta, e ho allungato gli occhi sullo scaffale;
c’erano rimedi di ogni tipo per farla andare via:
radici di valeriana, fiori di passiflora, melissa, biancospino, tutto molto naturale.

Peccato che sia lei ad essere contro Natura:
lei, l’ansia, è più pericolosa di un boa stritolatore
è un veleno, un nervino, una disgrazia, una tremenda iattura
servono antidoti per mandarla fuori dai piedi, ma anche dalla testa, dalla pancia e dal cuore.

I miei contravveleni preferiti sono la lentezza dei passi, i respiri di diaframma
le storie di chi le ha scritte, le storie di chi le ha vissute e le sa raccontare
la caccia alle conchiglie, il fresco dopo il sole, il sole dopo la pioggia, la parola mamma
le canzoni che fanno fermare tutto e quelle che si lasciano cantare.

Allungare le gambe nell’aria senza ostacoli, buttare indietro la testa a guardare il cielo
ricoprire le preoccupazioni di un sottile strato di zucchero a velo
osservare le geometrie intricate delle radici e quel modo delle foglie sempre a favore di luce
muovere la vita come una sarta che necessariamente deve tagliare ma poi ricuce.

Il sollievo di pensare a quando la montagna sarà un puntino,
il gracidare delle rane, il profumo muto e potente dei fiori di gelsomino,
lo sguardo che si alza dalle cose che mi strizzano l’equilibrio da trampoliere
stringere forte le mani e lasciarci dentro solo le questioni vere.

Le parole calde, le briciole di torta sulla tovaglia
la frutta matura, le spalle coperte, il profumo su una maglia
pensare che è importante solo quel che ha il potere di cambiare la vita
e le cose così, vivaddio, si contano in punta a pochissime dita.

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