Sono un’ipocrita

Quando ero bambina e poi ragazzina avevo un paio di compagne di scuola che, nell’immaturità della nostra giovanissima età di allora (ora sono delle persone adulte assolutamente rispettabili), mi avevano presa un po’ a bersaglio delle loro piccole cattiverie. Nelle loro narrazioni una volta ero secchiona perché andavo bene a scuola, un’altra volta favorita dagli insegnanti perché figlia di un’insegnante, e poi ancora ipocrita quando non rispondevo con particolare cattiveria alle loro critiche.

Oggi chi la pensa come me su temi dell’accoglienza viene definito buonista, recente e sgradevole neologismo che comunque, stringi stringi, vuol dire ipocrita.

Ipocrita è uno dei peggiori epiteti che una persona possa sopportare. L’ autorevole Treccani ci dice che ipocrita è chi parla o agisce fingendo virtù, buone qualità, buoni sentimenti che non ha, ostentando falsa devozione o amicizia, o dissimulando le proprie qualità negative, i propri sentimenti di avversione e di malanimo, sia abitualmente per carattere, sia in particolari circostanze, e sempre al fine di ingannare altri, o di guadagnarsene il favore.

Zitta, zitta, mi sa che alla fine sono ipocrita sul serio.

Sono ipocrita quando tra le mie foto scelgo di mostrare solo quella in cui sembro più caruccia. Sono ipocrita quando mi metto i pantaloni lunghi sulle gambe poco depilate. Quando mi racconto mamma attenta e ometto di tutte le volte che guardo lo smartphone mentre una delle mie figlie mi racconta un aneddoto della sua giornata. Quando compro una T-shirt low-cost sapendo che il lavoro per confezionarla è stato sottopagato. Quando non ho il coraggio di dire quel che penso e uso dei giri di parole. Quando non affronto le conseguenze delle mie scelte e cerco dei sotterfugi. Quando guido un’auto per raggiungere un posto di lavoro dove studio come abbattere l’inquinamento atmosferico. Quando mi spalmo una crema anticellulite dopo aver mangiato patatine fritte. Quando organizzo una vacanza al mare e quel mare è lo stesso che inghiotte storie e persone.

Sono un’ipocrita, ormai mi è chiaro.

E, nonostante questa mia ipocrisia, so una cosa semplice.
So che le nostre bambine non solo desiderano, ma addirittura pretendono, anche portando me e il signor Pàpici allo sfinimento, di essere trattate da uguali. Vogliono da noi un comportamento equo e ci controllano quasi ogni mossa col bilancino. Uguali porzioni di insalata di pomodoro, uguali dosi di bacini e coccole serali, uguali opportunità di scegliere la storia della buonanotte, ugual numero di regali ricevuti, e così via. Desiderano essere trattate da uguali. Avere uguali opportunità. Condurre un’esistenza dignitosa. Ogni giorno, se possibile. E questo non lo desiderano solo le mie bambine, lo desiderano tutti i bambini del mondo, e, insieme a loro, tutti gli uomini e le donne su questa terra. Nonostante, malgrado, eppur tuttavia,  la mia ipocrisia.

8 pensieri su “Sono un’ipocrita

  1. Ti ho letta per caso e mi piace molto cosa e come lo scrivi! Tornerò a sbirciare tra i tuoi post! Per stare in tema io ho sempre cercato e mi sforzo tuttora di essere coerente e mai ipocrita ma ho scoperto che talvolta esserlo può diventare necessario per “sopravvivere”!! Ciao Laura

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