Un’estate sta finendo

Praticamente tutto quello che c’era da dire l’hanno detto i Righeira. Sì, perché non c’è altra forma letteraria che riesca meglio a descrivere il senso di questi giorni di inizio settembre come il celeberrimo “L’estate sta finendo e un anno se ne va. Sto diventando grande lo sai che non mi va.” Almeno per me.

A differenza del brano pop elettronico anni ottantissima, la malinconia a me non la fa scattare la visione della spiaggia senza ombrelloni, ma la chiusura della casa affittata in montagna per il mese di agosto. Si tratta in realtà di un rituale non solitario ma condiviso, che va avanti da sette anni, il primo weekend di Settembre. La maggior parte dei villeggianti ha già sbrigato l’incombenza la settimana precedente, le prime perturbazioni autunnali si affacciano in quota, per cui in genere si gode di una grande disponibilità di parcheggio e, al contempo, di un fugace assaggio dei mesi a venire nella piccola frazione montana. Freddo, silenzio e intimità.

Quel che sbagliamo noi cittadini fervidi amanti dell’estate è associare la nostra partenza alla tristezza. Mi si è affacciato recentemente alla mente il dubbio che forse chi abita le località di villeggiatura non sia affatto triste ma piuttosto tiri un sospiro di sollievo quando noi altri cittadini riportiamo a valle i fumi di scarico delle nostre auto familiari. I sentieri sono sollevati dall’essere battuti dai nostri piedi, le rocce felici di ripiombare nel loro sacro silenzio, il cielo zeppo di stelle finalmente liberato dai nostri occhi indiscreti, i prati dai nostri insistenti pic-nic, i rovi dalle nostre mani che rubano more, i paioli di polenta dalle nostre golosità. Ho il sospetto, forse la certezza, che la vita continui per la montagna e anche per il mare, in nostra assenza.

Per cui, l’estate finisce, cari Righeira, è vero. Sto diventando grande, anche questo è vero. Sul “non mi va”, seppure anche lui maledettamente vero, ho l’unico margine di manovra. Che poi, Righeira cari, a essere precisi, non è l’estate che finisce, ma una estate, ci sia chiaro. L’autunno con la sua routine è come un busto. Dà fastidio, stringe, ne farei volentieri a meno. Ma in fondo mi sostiene, mi consente di procedere, di muovermi, di andare avanti. E comunque, indipendentemente dalla stagione, climatica o esistenziale, che mi appresto a vivere niente mi vieta di farmi guidare dal mio inesauribile desiderio di estate. Che torna, oh sì, che torna.

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