Non so cucire insieme i pensieri

Fino a qualche tempo fa a tempo perso coltivavo un piccolo desiderio sciocchino, di quelli che occupano una parte piccola del cervello: avere un fisico asciutto perché si potesse pensare di me cose del tipo “Uh guarda con tre figlie come si è conservata bene“. Ultimamente mi sono sorpresa a pensare con tenerezza alle smagliature sulla pancia e sll’ipotono dei miei addominali. Adesso che le bambine stanno crescendo, mi va davvero di portarmi in giro le prove che sono la loro mamma. A poco a poco mi sembra bello che, vedendomi, si possa pensare di me cose del tipo “Quella donna è una mamma“. Sì, sempre della stessa serie: pensieri sciocchini.

Recentemente ho ripensato ai miei compagni del liceo, a quanto poco sapessimo gli uni degli altri, di chi eravamo veramente, dei nostri rispettivi mondi interiori. Certo avevo amiche con cui condividevo pomeriggi e lunghe corrispondenze, ma anche amici da telefonate piene di vuoti e non detti, e poi molte altre relazioni che, alla fine dei conti, non so nemmeno perché, non hanno trovato la dimensione della profondità nonostante l’assidua e forzata frequentazione. Forse ci teneva lontani la paura di svelarci, di mostrarci ancora piccoli. A distanza di vent’anni mi chiedo perché non sapessimo cose importanti gli uni degli altri e se è lì che abbiamo imparato a difenderci invece che a salutare per primi.

Ho quindi deciso di salutare sempre, anche chi lo fa con me con fatica. Salutare è dare una possibilità e, siccome tra tutte le cose che potrei rispondere alla domanda “che cosa vuoi fare da grande” la risposta per me più adatta è “una brava persona”, continuerò a salutare.

A volte mi sento così pazzescamente privilegiata, che questo sentimento ci manca poco che si tramuti in iattura. Non avrà esagerato con me la fortuna? Devo mantenere il cuore saldo perché tutta i miei privilegi si trasformino in responsabilità verso quello che è altro da me. Ce la devo proprio fare.

Ci sono sere che, imbattendomi in tutto il disordine che regna abitualmente a casa mia, invece che incazzarmi come faccio abitualmente, mi sembra una cosa bellissima, perché c’è dentro tutta la vita che è così piena e abbondante da non trovare un posto in cui star ferma a prendere polvere. Sono momenti rari, ma succede.

Mi sembra sempre bellissimo che, dall’altra parte di qualsiasi citofono, ci sia invariabilmente qualcuno capace di riconoscere una persona precisa in quella risposta, quel “sono io”, che è allo stesso tempo uguale e diverso per tutti.

Questo è il tempo in cui le mie amiche più care, quelle che non l’han fatto prima, compiono quarant’anni. Io le seguirò tra pochi mesi. La strana verità che mi ritrovo addosso è che sento che ce li meritiamo tutti, nel loro carico di cambiamento, consapevolezza e significato.

L’ho già detto, è un periodo che non so cucire insieme i pensieri. Li inanello uno dietro l’altro senza un disegno e senza armonia. Ma li conservo ugualmente, in attesa di ritrovare il modo di riporli in buon ordine.

(illustrazione di Benji Davies)

4 pensieri su “Non so cucire insieme i pensieri

  1. Devo mantenere il cuore saldo perché tutta i miei privilegi si trasformino in responsabilità verso quello che è altro da me. Mi piace tantissimo, perchè è quello che sento anche Io, ma non avrei saputo dirlo meglio. Anche se non riesci a cucirli, lasciali pure fluire così, finchè riescono ad essere così chiari e lineari

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