L’estate è un amore selvaggio e adolescenziale, di quelli che ti attirano con il loro magnetismo irresistibile, ma poi ti disorientano al punto da farti credere di preferire le tiepide mezze stagioni. Di quelli che si fanno desiderare tutto l’anno e poi ti spaventano, ti risucchiano, ti deludono, ti lasciano ricordi indelebili e altrettanto salde malinconie.
Per me l’estate riesce ad essere anche il periodo delle illusioni che le cose belle, le novità stagionali possano essere così per sempre. La mente mi si annebbia al punto da consegnarmi l’indubbia certezza di poter trascinare nelle stagioni successive certe sane abitudini.
Ricordo abbastanza nitidamente che un’estate in campeggio, intorno ai 25 anni, ero sicuramente senza figli, avevo preso a farmi la doccia fredda con gusto. Immaginavo un effetto incredibilmente rassodante, ora mi fa ridere pensare che non ne avevo ancora bisogno. A un certo punto, senza fiato sotto il getto di acqua gelida, avevo preso la ferma e convinta decisione di continuare anche la pratica a casa per tutto l’anno. Lo so, è la storia poco edificante di un ego giovanile tutto incentrato sulla lotta ad una cellulite, per altro inesistente. La storia uguale a tante altre di una normolinea che si è lasciata ingannare relativamente a pratiche che avrebbero potuto assottigliarle gambe ben tornite per costituzione. Mi chiedo quante energie avrei potuto, nella vita, indirizzare altrove rispetto alla cura di un corpo già fortunatamente sano e meravigliosamente normale.
Oggi non faccio tanto meglio. Mi immagino come una sciocchina che andrò al lavoro per tutto l’autunno e l’inverno in bici. Che conserverò la lentezza delle mattine senza l’entrata a scuola delle bambine. Che metterò via panni seccati al sole dopo due ore dalla fine del lavaggio.
L’estate mi ubriaca di illusioni. Di poter usare il mio tempo meglio che per me sola. Di poter cancellare tutto lo sbagliato delle altre stagioni in un bagno di sudore salato, in un’immersione alla ricerca di pesci e sensi sommersi, in nuove pagine dell’agenda che inizio ogni anno in agosto, in una salita espiatrice in montagna. Di recuperare tutto quello che ho sbagliato, che ho lasciato indietro, che ho disatteso. Di cucinare e chiacchierare. Di raccontare ed ascoltare. Di arieggiare spazi chiusi, pieni di polvere nera e untuosa. Di pedalare godendo del fresco sulla faccia.
A me succede in autunno. Comunque bello ubriacarsi di illusioni in estate… evaporano in fretta 😔
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bello che esista questo momento (per ognuno diverso) in cui l’ottimistica progettualità ha la meglio su tutto il resto, no?
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Ma adesso che l’abbiamo capito, siamo anche capaci di prenderci la briga di mettere tra noi e le nostre frustrazioni una modica quantità di “macchissenefrega”?
Belle queste riflessioni, davvero
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sì, dai, e se non siamo perfettamente capaci, anche per quello vale uno di quei “machissenefrega”; giusto?
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Sì 😉
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