Penso all’esame di entomologia che ho dato tanti anni fa, al poco che ne ho saputo trattenere nella memoria, alla vergogna che ogni tanto mi prende quando penso alla mia ignoranza, nonostante fosse stato, se ricordo bene, un ventotto. Al massimo, le nozioni acquisite, specie quelle di entomologia generale, mi sono di grande aiuto quando gioco a “Che animale sto pensando?” con le bambine.
Penso all’esame di entomologia e mi vengono sempre più spesso in mente la larva e la pupa, i cosiddetti stadi giovanili che dall’uovo portano all’adulto.
Penso agli insetti, sì. Penso soprattutto al bruco villoso della Gynaephora groenlandica, che al momento detiene il primato della farfalla più longeva conosciuta. Vive in zone freddissime, nella tundra e addirittura a latitudini oltre il Circolo Polare Artico. Dove sta lei (o lui? Prima uovo che è maschile, poi bruco che è maschile, che però è sinonimo di larva che è femminile, poi adulto che è pure farfalla…insomma non mi ricordo perché tra tutte le cose del latino abbiamo proprio deciso di buttare via il genere neutro) le temperature possono scendere a -60° C. Però si sa che gli insetti sono la classe più numerosa, diffusa e variegata del Regno animale. Insomma, anche se non è facile, il bruco villoso in questione ha messo in atto una formidabile strategia di sopravvivenza, che lo rende capace non solo di vivere al freddissimo, ma anche di vivere a lungo. In pratica per sopravvivere vive a tratti, sfruttando la brevissima estate artica per mangiare voracemente, ingrassando e estate dopo estate, anno dopo anno, tra pasti brevi e abbondanti e lunghissimi inverno di sonno profondo, diventa una falena, capace di volare e riprodursi in un’unica gloriosa estate.
Penso ai bruchi pelosi, ma anche alle farfalle. Mi viene in mente la farfalla monarca, che è famosa perché migra e vola per migliaia di km alla ricerca dell’eterna primavera. La generazione che torna dal Canada a fine estate verso il Messico dicono che riesca a compiere distanze incredibilmente lunghe perché sa come conservare le energie al meglio, cavalcando colonne d’aria calda e sfruttando il vento per non fare troppa fatica.
Penso al bruco peloso che è così paziente da vivere a rate, che ha imparato la lezione che la Natura gli ha impartito: c’è tempo per volare e tempo per stare riparati al sicuro ad aspettare il momento più giusto per volare.
Penso alla farfalla che cavalca le correnti con coraggio alla ricerca delle migliori condizioni di vita, al coraggio, il rischio e la strategia che la Natura le ha messo nelle ali.
Penso a me, che sento adesso il bisogno di essere un bruco peloso per, domani, poter volare a lungo, in preda ad una coraggiosa leggerezza, con negli occhi l’orizzonte di un clima mite.
[Foto di Quang Nguyen Vinh da Pexels]
Che meraviglia
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grazie mille!
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Bellissimo!
Cercare la speranza e il coraggio in ciò che ci circonda e soprattutto scovarlo nelle piccole meraviglie che la Natura ci offre, un ottimo esercizio di Meraviglia
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hai ragione, detta come la dici tu è ancora meglio!
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Questo non è un post, è l’estratto di un romanzo… un romanzo d’autore. Ti abbraccio
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Bellissima riflessione. Grazie.
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grazie a te della lettura, Neda!
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ah…le metafore agronomiche!
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