Echi

Una bambina al parco sul mare, dopo che mi vede per un paio di volte buttarmi dalla carrucola, mi guarda con gli occhi spalancati e mi chiede: “Ma tu quanti anni hai?”. “Tanti”, le rispondo. (Ma tanti per cosa, poi? Tanti per avere un discorso alla pari con un essere umano di otto anni e non con la sua mamma seduta sulla panchina? Tanti per giocare al parco? Tanti per essere al punto del percorso esistenziale in cui sono ora? ).

Un amico lettore – ma è solo uno dei tantissimi che in questi anni mi hanno fatto la stessa domanda- mi chiede: “Ma tu quando lo trovi il tempo per scrivere?”. “Penso moltissimo durante il giorno, e poi, in genere scrivo in fretta”, gli rispondo, come rispondo a tutti: la verità. (Ma quel “quando” sottintende molte cose: cos’è che non fai, mentre scrivi? Non ti occupi della tua famiglia? Non stai lavorando? Non stai studiando forse per l’esame di musica?).

Una delle pagine che meno riesco a voltare del periodo in cui dovevo sostenere la scelta di cambiare lavoro riguarda queste poche parole, pronunciate da chi lo ha fatto col desiderio di farmi restare dov’ero: “Proprio tu ti ritiri a fare la più muliebre delle professioni? E chi raggiungerai ora, che hai davanti ancora al massimo 30 anni di professione: 100-150 bambini al massimo? (Niente, non posso aggiungere nulla, mi fanno ancora incredibilmente rabbia queste frasi).

Le parole degli altri che ci risuonano nella testa sono solo e soltanto quelle a cui è il nostro inconscio a dare eco. Non sono io ad averle pronunciate la prima volta, certo, ma sono io ad averle intrappolate dentro di me e sono sempre io a pronunciarmele ripetutamente, durante il giorno e durante la notte. Questo l’ho capito, anche grazie alla mia amica N, conoscitrice di me e di come funziona l’animo umano.

Quello che forse ho capito in più è che quando li sento, questi echi, in genere faccio due cose: me ne sto lì, in mezzo alla valle, a subirne i continui rimbalzi (e quello, in genere, lo faccio per mesi o per anni); poi, un giorno come un altro, raccolgo le mie cose, mi volto di spalle e comincio a farmi sospingere dall’enorme energia e potere che quelle parole hanno su di me, come un vento forte che mi fa affrontare i giorni nuovi e i bellissimi sentieri che mi aspettano (che aspettano me come ognuno di noi: per fortuna non ho l’esclusiva sulla misteriosa bellezza del futuro).

(illustrazione di Stephan Schmitz https://www.stephan-schmitz.ch/ )

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